Gazzetta di Reggio

Reggio

«E’ la seconda volta, subito chiarezza»

di Tiziano Soresina
«E’ la seconda volta, subito chiarezza»

Il sindacato chiede all’amministrazione penitenziaria di mobilitarsi sulle 14 guardie indagate per percosse ai detenuti

17 aprile 2014
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Si è fatta elettrica la situazione, all’interno del carcere della Pulce, per la seconda inchiesta che nel giro di poco tempo punta il dito contro gli agenti di polizia penitenziaria e sempre per atti violenti nei confronti dei detenuti.

Come anticipato dalla Gazzetta, sono 14 le guardie carcerarie finite nel mirino del pm Maria Rita Pantani, sulla scia di quanto denunciato dai quattro fratelli tunisini Rhimi (in cella per le pesanti condanne per spaccio, li attende ora l’Appello dove saranno assistiti dal legale Mattia Fontanesi). I nordafricani hanno parlato di calci e pugni, di una mano schiacciata ( a Tarek Rhimi) mentre veniva chiuso il blindato per i trasferimenti dal carcere e una testata contro una porta (in questo caso la vittima sarebbe Hicham Rhimi). Tutto ciò fra la primavera 2012 e l’inizio del 2013. Quest’ennesima inchiesta fa scendere in campo i vertici nazionali del sindacato della polizia penitenziaria (Sappe): «Ci preoccupa il fatto – affermano con una nota congiunta il segretario generale Giovanni Battista Durante e il segretario regionale Francesco Campobasso , a cui s’associa il segretario provinciale – che nel giro di un anno, per la seconda volta, la polizia penitenziaria di Reggio venga coinvolta in episodi di questo tipo, tant’è che abbiamo contattato il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, al quale chiediamo d’intervenire, per fare chiarezza dal punto di vista amministrativo. Conoscendo la professionalità con cui opera il personale di polizia penitenziaria attendiamo fiduciosi, consapevoli del fatto che i nostri agenti, anche a Reggio, nel corso degli anni hanno lavorato per garantire l’incolumità dei detenuti, a molti dei quali hanno anche salvato la vita, quando gli stessi hanno tentato il suicidio. Questa è la polizia penitenziaria che conosciamo e alla quale daremo sempre tutto il nostro sostegno e la nostra fiducia. La magistratura – concludono – saprà accertare con chiarezza i fatti e ci auguriamo che lo faccia al più presto, al fine di sgombrare il campo da pesanti accuse, rstituendo così la giusta e necessaria serenità al personale coinvolto e alle loro famiglie». Visto che alle attuali 14 vanno aggiunte le 9 guardie carcerarie coinvolte in una precedente inchiesta, oltre il 50% del personale risulta così sotto procedimento penale, il che la dice lunga sul clima che si vive ora nella struttura di via Settembrini. Alla recente perquisizione in carcere –alla ricerca, negli uffici, di denunce, certificati medici e dichiarazioni dei 4 detenuti accusatori – gli indagati stanno reagendo tramite i rispettivi avvocati difensori. Martedì in carcere un incontro per fare il punto della situazione fra i legali (gli avvocati Liborio Cataliotti, Federico De Belvis, Francesca Corsi e Monia Zannoni) e gli indagati, ieri la replica dei difensori: «I nostri assistiti negano il fatto, non è accaduto nulla di quanto prospettato».