Gazzetta di Reggio

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L’ospedale sotto shock

L’ospedale sotto shock

I pazienti del reparto di medicina: «Due botti, pensavamo fosse caduto un vassoio»

18 aprile 2014
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SCANDIANO. «Ho sentito un botto, un tonfo strano. Ma non pensavo a uno sparo. Credevo fosse caduto un vassoio... Mi sono detto: ma chi è che fa questi rumori in un ospedale?». Nel corridoio del reparto di Medicina, al secondo piano dell'ospedale Magati di Scandiano, i volti sono tirati. Gli sguardi increduli.

Le persone che hanno assistito alla tragedia, che hanno sentito i suoni sinistri dei due spari, si guardano in faccia. Attendono dai carabinieri arrivati da pochi minuti un gesto, le istruzioni su cosa fare. Forse, anche una spiegazione per quello che è accaduto.

«E' stato un padre: ha sparato al figlio, poi è andato in bagno è si è sparato anche lui».

La spiegazione è tutta lì. Poche parole per descrivere qualcosa di enorme. Di inimmaginabile. Che, per ora, resta senza un perché. Le tre persone che erano vicine alla stanza della tragedia sono sedute sui divanetti nel corridoio. Saranno le sole che saranno trattenute, per essere sentite dagli inquirenti. Per capire se hanno visto qualcosa in più, se hanno assistito. Gli altri parenti in visita ai degenti nelle altre stanze ben presto vengono fatti uscire dal reparto. La porta si chiude per non riaprirsi. Nessuno più vuole commentare, raccontare, spiegare ai giornalisti. Negli occhi dei pazienti ricoverati, in prevalenza anziani, solo sguardi interrogativi. Dolore che si mescola al dolore.

Anche fuori dal reparto della tragedia poche parole. «Sì ho sentito gli spari... Non ho capito cosa è successo. Non ce lo hanno detto». Poi tutti se ne vanno. Negli altri reparti del Magati, non si sono nemmeno accorti di quello che è accaduto. La notizia arriva per passaparola. Da un infermiere all'altro. Da un medico all'altro. Ma ancora resta confinata dentro le mura dell'ospedale. Non ci sono lampeggianti davanti all’ingresso. Non ci sono segni che raccontino alla comunità della tragedia che si è consumata. Quella, Scandiano la imperarà più tardi. (el.pe)