Gazzetta di Reggio

Reggio

La madre in ospedale distrutta dal dolore

La madre in ospedale distrutta dal dolore

Il dramma familiare della donna che in una sera ha perso il figlio e il marito in un solo tremendo gesto

18 aprile 2014
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SCANDIANO. Arriva camminando a fatica, accompagnata dal secondo figlio, Stefano, che con Andrea aveva gestito l’Art Cafè a Reggio. Arriva tenuta salda dai carabinieri che le offrono il braccio. È la signora Degani, la donna di San Faustino che ha perso in pochi secondi un figlio ed il marito, e che è stata portata sino all’ospedale di Scandiano con la massima cautela, evitando di farle capire cosa fosse accaduto da poco. Entra nell’atrio con lo sguardo confuso, e si incammina verso il secondo piano, sempre affiancata dai militari. Si è riunita nel modo più triste, questa famiglia rubierese che già aveva avuto tanti problemi. Anche se certo la donna non si aspettava un finale simile, per quanto i militari cerchino di tenerla calma e di celarle il dramma in tutta la sua violenza. Attorno a loro, altre famiglie preoccupate e tese, quelle degli altri degenti di Medicina. Tutte persone fatte uscire in gran fretta, costrette a lasciare i loro parenti nelle stanze. Parenti che in molti casi fanno affiancati costantemente, anche nelle ore notturne, e così la loro preoccupazione cresce, si mescola all'amarezza e alle facce basse che già riempiono il secondo piano dell’ospedale Magati. Cercano di capire cosa fare, di strappare qualche informazione, pensano a cosa possono fare per accudire i loro cari. La notizia nel frattempo, pur con discrezione e a strappi, si sparge per Scandiano, e qualche persona si affaccia fino alla struttura sanitaria, per cercare di sapere qualcosa, magari sperando che non si tratti di qualcuno conosciuto. Si vede anche il sindaco Alessio Mammi, così come altri amministatori locali, e arrivano poi anche i responsabili sanitari, tra i quali Antonella Messori, direttrice Ausl. Tutti costretti a ritrovarsi per un motivo così cupo, tutti col volto scuro, in attesa di capire meglio cosa sia successo.

Adriano Arati