Gazzetta di Reggio

Reggio

«Era arrivato al limite della sopportazione»

«Era arrivato al limite della sopportazione»

I vicini e chi conosceva Enrico Degani prova a spiegare il perché del tragico gesto del pensionato

19 aprile 2014
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RUBIERA. Sono rimasti solo in due in quella villa, in via Collegiate. Dietro al cancello la loro utilitaria, i grandi scuri verdi chiusi e una finestra aperta per caso. Una casa che tanti gli invidiano e ora troppo grande per entrambi. Un’eredità della mamma Clara e dove Andrea, il figlio maggiore, e Stefano (il più piccolo) hanno vissuto praticamente da quando sono nati.

Perché mamma e papà sono originari di Rubiera, dove Enrico, pensionato di 66 anni, aveva lavorato per tanto tempo all’acciaieria Ruggerini e Clara, per tanti anni, aveva svolto la sua professione da insegnante. Poi l’eredità di Villa Tirelli (il papà di Clara, un medico molto noto, poco prima di morire le aveva donato l’antica abitazione appartenuta al nonno, famoso caricaturista) e il trasferimento da Rubiera alla piccola frazione di San Faustino. Qui hanno messo su famiglia e cresciuto i figli.

Eppure, nonostante la loro permanenza sia datata agli anni Settanta, pochi dei vicini hanno condiviso con loro momenti quotidiani.

«E’ una famiglia riservata – dicono i vicini – ma esserlo non è un peccato. E nonostante quello che si dice, Enrico e Clara sono ottime persone». Persone normali, come tutti: «Una buona famiglia, che non mancava mai un saluto».

E che aveva sempre aiutato i due figli, anche quando avevano deciso di gettarsi nella gestione del bar Art Caffè di via Martiri di Cervarolo, a Reggio. «La mamma – dice un vicino – spesso li andava aiutare e, quando avevano bisogno, gli è sempre e comunque stata vicina». Poi il bar è stato venduto dopo pochissimi mesi.

E per Andrea, i problemi legati alla tossicodipendenza (avuti già da ragazzo) non erano affatto finiti. Un anno e mezzo fa, per tre settimane, era stato a San Patrignano e per 20 giorni era stato accolto anche alla Papa Giovanni di Reggio, in un appartamento.

Un percorso che Andrea ha sempre interrotto, come il padre Enrico ha deciso – all’improvviso – di interrompere in modo così tragico le sofferenze, sue e del figlio. Da qualche giorno, infatti, a Enrico Degani era arrivata la notizia che il tumore che per anni aveva combattuto era tornato a farsi vivo. «Chissà se avrebbe retto al nuovo ciclo di cure – si chiedono i vicini – e se la moglie avrebbe sopportato la sua perdita e la fatica di tenere sulla retta via il figlio. Chissà, poi, se è stata la ricomparsa del male a portarlo al gesto che ha fatto. Certo è che un padre, quando arriva a fare questo a un figlio, vuol dire che è arrivato al limite della disperazione».

E il suo gesto è inspiegabile per tutti, sia per chi l’ha conosciuto sia per chi si è messo, anche solo un attimo, nei suoi panni. E nessuno sa cosa sia passato nella mente di papà Enrico. Di certo non lo sanno la moglie Clara, ora vedova, e il figlio più piccolo, Stefano, chiusi nel loro silenzio e nella rabbia di chi non vuole e non può ancora accettare quello che è successo.

Silvia Parmeggiani