Gazzetta di Reggio

Reggio

In pensione più tardi Aumentano i rischi sui luoghi di lavoro

Allarme per l’incremento delle patologie da invecchiamento parte il convegno organizzato da Confcooperative, Cna e 3C

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Lavoratori più anziani e maggiormente a rischio di patologie legate alla permanenza sul lavoro e all’invecchiamento: è questo uno dei primi e più rilevanti effetti delle riforme del lavoro e delle pensioni introdotte dalla “legge Fornero”, che ricade non solo su centinaia di migliaia di lavoratori che hanno visto improvvisamente prolungarsi la permanenza al lavoro, ma su tutto quel sistema imprenditoriale che dovrà fare i conti con le conseguenze che questo invecchiamento delle risorse umane comporta. I dati, al proposito, sono eloquenti. La limitazione alla movimentazione manuale dei carichi, ad esempio, ha un’incidenza inferiore al 2% nei lavoratori con età inferiore ai 25 anni, mentre tende a superare il 30% in quelli con oltre 55 anni. Le stesse assenze dal lavoro a lungo termine (oltre 28 giorni) riguardano principalmente patologie (i disturbi muscolo scheletrici tra queste) legate all’età, mentre nuove complessità si affacciano, ad esempio, per il reinserimento al lavoro di persone cardiopatiche, affette da patologie neoplastiche o che abbiano subito un trapianto.

Proprio di questo si parlerà nel convegno promosso da Confcooperative, Cna e 3C Salute (la struttura sanitaria nata dalla partnership che vede in campo le due organizzazioni imprenditoriali), il Consorzio Oscar Romero, le cooperative sociali L’Ovile, Co.Re.S.S., Dimora d’Abramo, Creativ, L’Arcobaleno Servizi,Nuovo Raccolto, Madre Teresa e Banco Emiliano) previsto domani nella sala convegni della centrale cooperativa. Emblematico il titolo, “Curare il lavoratore, guarire l’impresa”, a sottolineare con immediatezza l’urgenza di un approccio del tutto nuovo alla tutela della salute dei lavoratori. «Un tema – sottolineano Giuseppe Alai, presidente di Confcooperative, e Nunzio Dallari, presidente di Cna – che da sempre presenta grandi implicazioni etiche ed al quale si legano precisi vincoli legislativi, cui ora si aggiungono questioni ancora più complesse; in assenza di nuove scelte in materia di medicina del lavoro, infatti, sulla vita delle imprese andranno ad incidere maggiormente, ad esempio, quelle assenze per malattie e inidoneità a funzioni specifiche dei lavoratori che avranno conseguenze pesantissime in termini di produttività e, conseguentemente, di competitività».

«Sono prospettive del tutto inedite – sottolineano Alai e Dallari – che vanno affrontate nel doppio interesse dei lavoratori e dell’impresa, ed è proprio cominciare a lavorare in modo del tutto nuovo sulla cultura della tutela della salute nel lavoro che abbiamo chiamato a confronto ricercatori ed esperti in grado di offrire letture precise delle prospettive e delle possibili azioni che le imprese possono mettere in atto».