Gazzetta di Reggio

Reggio

Martedì ore 16, i partigiani entrano da Porta Castello

di MASSIMO STORCHI *
Martedì ore 16, i partigiani entrano da Porta Castello

Reggio fu liberata il giorno 24, restavano da snidare gli ultimi cecchini fascisti Alle 17 Giorgio Morelli, il “Solitario”, issa il Tricolore al balcone del municipio

23 aprile 2014
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di MASSIMO STORCHI *

«L’attacco del 14 aprile contro l’ala destra del corpo ai miei ordini nonchè contro l'ala sinistra del contiguo LI Corpo da montagna sulla destra giunse di sorpresa, tanto di sorpresa che continuammo a considerarlo ancora un diversivo quando era già in corso...»

Le parole del generale Von Senger, comandante del XIV Corpo corazzato tedesco schierato sulla Linea Gotica, ricordano il momento decisivo dell’attacco finale alleato sull’Appennino, un attacco che i comandi tedeschi sapevano da mesi che non sarebbero stati in grado di fronteggiare, considerata la potenza alleata e il progressivo disfacimento dello schieramento della Wehrmacht, dopo l’inverno trascorso in una situazione di precario equilibrio favorito dal maltempo e dagli ostacoli naturali del nostro Appennino.

In pochi giorni lo sfondamento delle truppe della 5ª Armata statunitense (che schierava anche truppe brasiliane) è un fatto compiuto, attraverso la “porta” di Tolè, sulle colline bolognesi, le truppe alleate (la 10ª Div. da montagna), accompagnate da una superiorità aerea assoluta e da un devastante fuoco d’artiglieria, scendono verso la pianura.

Ma il fronte non cede solo a ridosso degli Appennini: già dal 9 aprile la VIII Armata britannica aveva dato il via all’offensiva in Romagna, varcando il Senio convergendo su Lugo mentre i fanti italiani del gruppo di combattimento”Cremona” raggiungono Fusignano e Alfonsine, i polacchi precedendo sulla Via Emilia prendono Castelbolognese.

Il 21 aprile Bologna, già insorta e sgombrata dai tedeschi, vede l’ingresso dei polacchi e dei bersaglieri italiani del “Friuli”. Il 23 a Finale Emilia le truppe alleate si ricongiungono chiudendo in una enorme sacca migliaia di tedeschi, mentre quelli scampati all’accerchiamento cercano in ogni modo di passare il Po.

Per le truppe tedesche in ritirata l’unica via di fuga a nord era quella verso Verona, Trento e il Brennero, per questa ragione la direttrice principale dell’avanzata alleata non seguì tanto la direttrice est-ovest della Strada statale 9 quanto puntò verso il nord per precedere la ritirata ed evitare che le truppe in fuga, rifluendo di fronte all’ostacolo naturale del fiume, si asserragliassero nelle città.

Per questa ragione gli alleati giunsero a liberare i centri della bassa reggiana prima che la città.

Già nel pomeriggio di lunedì 23 aprile le prime avanguardie avevano raggiunto Novellara, Campagnola e Fabbrico e avevano attraversato i borghi attorno a Correggio. La situazione era, logicamente, di grande agitazione e movimento: le formazioni partigiane si erano mosse per occupare i nodi stradali mentre la popolazione, dopo le prime ore, era già scesa in strada per festeggiare i liberatori. La confusione di quelle ore provocò l’ultima strage di quella lunga guerra: a Canolo un camion tedesco in fuga fu scambiato per un mezzo alleato e 9 persone caddero falciate dal fuoco proveniente dai militari in fuga.

Tutta la bassa reggiana era attraversata da colonne di militari in fuga, costretti spesso a percorrere strade secondarie dopo che nelle settimane precedenti i partigiani dell. a Squadra sabotatori “Demonio” avevano fatto saltare tutti i principali ponti dalla via Emilia al Po. In questa confusa ritirata si accendono brevi combattimenti dove trovano la morte partigiani delle formazioni Sap (Squadre azione patriottica): solo a Campegine sono sette i caduti, altri sette fra Montecchio e Bibbiano. Accade anche che paesi già abbandonati da un’unità e presi dai partigiani vengano di nuovo occupati da nuove truppe in transito, come il caso di Castelnovo Sotto dove i tedeschi, prima di ritirarsi definitivamente il 24, fucilano cinque partigiani.

A cedere è anche il fronte appenninico e dalla Garfagnana rifluiscono per la Strada statale 63 migliaia di tedeschi e di militari italiani, si accendono vari scontri sulla statale, quello più rilevante si svolge il 23 nei pressi di Felina, Castelnovo Monti è liberata. Gli alleati procedono anche sulla pedemontana, si combatte ad Arceto, Montecavolo, Cavriago, a San Rigo di Rivalta cadono sei partigiani soverchiati dalle truppe tedesche che si aprono la strada combattendo.

In serata anche Scandiano è liberata.

La situazione della città rimane tranquilla fino a sabato 21 quando, con una veloce incursione, uomini del Battaglione alleato arrivano fino in zona Buco del Signore e aprono il fuoco con un cannoncino sui quartieri meridionali. Il crollo del fronte e la ritirata tedesca decreta l’immediata fine della Repubblica di Salò, già dal 22 i reparti della Gnr e Brigata Nera iniziano a ritirarsi (i più verso Parma e di là verso Cremona) mentre “Il Solco fascista” (che dopo il bombardamento del gennaio 1944 si era trasferito presso la Casa del mutilato) cessa le pubblicazioni.

Mentre le avanguardie americane hanno completato la loro rapida avanzata a nord fino al Po il grosso del 133° Reggimento della 34ª Divisione fanteria “Red Bull” all’alba del 24 aprile è sul Secchia, alle sette Rubiera è libera, a mezzogiorno il Comando è dislocato già a San Maurizio. Per proteggere il lato sinistro della Divisione sono dislocati posti di blocco attorno alla città: a Canali, Rivalta, Ghiardello e fra Ghiardo e Bibbiano.

Alle ore 10 il Primo Battaglione riceve l’ordine di muoversi verso Reggio dopo aver già incontrato una formazione di Gap (Gruppi azione patriottica) a San Maurizio, mentre il terzo si dispone a nord di Reggio e dopo il tramonto, dopo aver occupato l’aeroporto, è dislocato immediatamente a nord del centro della città. La ricognizione aerea segnala truppe tedesche ormai in evacuazione a ovest sulla SS9. Per colpire questi movimenti a Masone, verso le ore 11, vengono dislocati pezzi di artiglieria (obici da 105 mm) che battono a ovest oltre la città, colpendo ripetutamente la zona di Pieve Modolena senza per fortuna arrecare danni alla popolazione. In una sola giornata gli americani sono avanzati di 40 chilometri catturando oltre 100 militari nemici, pezzi di artiglieria e mezzi di trasporto.

Verso le ore 16 di martedi 24 aprile le prime formazioni partigiane della montagna entrano in città da Porta Castello e dal Buco del Signore. In via Tassoni sono uccisi due partigiani da colpi di cecchini oltre il Crostolo. La città è stata abbandonata da tedeschi e fascisti ma sono rimasti annidati, per l’ultima vendetta, fascisti armati pronti a colpire. I primi ad essere snidati a Porta San Pietro sono subito passati per le armi dai G.I. statunitensi, ma continueranno a sparare ancora fino al 25 inoltrato da vari punti della città (Galleria Parmeggiani, Convento della Trinità, Piazza Roversi), prima sui partigiani poi sui civili (come testimoniato da filmati statunitensi) fino a quando verranno tutti eliminati.

I partigiani delle Sap di città, già concentrati presso la Lombardini, entrano in centro percorrendo la via Emilia da Porta Santo Stefano (come eternato nella foto-simbolo scattata in quei momenti) mentre il Cln entra in Prefettura verso le 17, quasi in contemporanea all’occupazione del Comune da parte delle Fiamme Verdi: il “Solitario” (Giorgio Morelli) issa il tricolore sul balcone del Municipio. Il Cln, cui si é unito il Comando Unico Montagna, si riunisce per confermare le nomine già decise in settembre per le cariche di Sindaco (designato Cesare Campioli) e Prefetto (avvocato Vittorio Pellizzi) ma non viene trovato un accordo, la componente democristiana propone di sostituire Pasquale Marconi a Pellizzi e la riunione viene aggiornata a quando Campioli (bloccato ancora dalle truppe tedesche in ritirata a casa sua a Cavazzoli) riuscirà ad arrivare sbloccando la situazione con la conferma dell’accordo di settembre.

La notte del 24 scende sulla città ormai liberata e in festa, le formazioni partigiane hanno occupato i punti nevralgici e si acquartierano nelle caserme e nelle scuole. La Compagnia “R” del 133° Reggimento occupa Reggio e pone il Comando a Villa Cassoli a Codemondo. All’alba del giorno seguente il I Battaglione Usa è dislocato a Villa Cella e si ricongiunge con le truppe brasiliane che scendono dalla pedemontana. Il II battaglione è dislocato a Cavriago, mentre il III procede sulla via Emilia verso Parma. Mercoledì 25 aprile giunge notizia del proclama del Clnai (Comitato Liberazione nazionale Alta Italia) che chiama all'insurrezione generale, dalla tipografia del “Solco Fascista” esce in numero 1 di “Reggio Democratica”, stampato fra mille difficoltà in quella stessa notte. Dopo 592 giorni Reggio è libera.

* Istoreco

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