Gazzetta di Reggio

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Storia di una partigiana

Storia di una partigiana

Al Teatro Sociale di Gualtieri “Un’eredità senza testamento”, la vicenda di Laura Seghettini e la morte del comandante Facio

25 aprile 2014
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GUALTIERI

In occasione della festa della Liberazione, il Teatro Sociale riaccende i motori, esce di rada e presenta in due serate il primo spettacolo del 2014: “Un’eredità senza testamento” di e con Laura Cleri. Venerdì e sabato, alle 21. Sabato alle 17.30 ci sarà un “aperitivo resistente” conversazione a più voci sulla vicenda della comandante partigiana Laura Seghettini. Intervengono: Paolo Bissoli, presidente istituto storico della Resistenza Apuana e curatore del libro “Al vento del nord”, dedicato alla figura di Laura Seghettini: Laura Cleri, regista, autrice e interprete dello spettacolo “Un’eredità senza testamento”; Paola Varesi, responsabile del Museo Cervi; Livia Bianchi, assessore alla cultura del Comune. Introduce il dibattito Silvia Tirelli dell’associazione Teatro Sociale di Gualtieri e collaboratrice didattica del Museo Cervi.

Lo spettacolo è tratto dal libro “Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione” di Laura Seghettini, oggi novantunenne. Il libro è stato pubblicato da Carocci nel 2006, dopo sessant’anni di silenzio dell’autrice sulla sua verità sugli eventi accaduti nell’anno trascorso sui monti. In un’aula scolastica una maestra racconta di una donna che all’età di vent’anni, nel 1944, decide di salire sui monti per andare a combattere con i partigiani entrando a far parte della 12ª Brigata Garibaldi che agisce sull’Appennino tosco emiliano, dove nasce un profondo legame sentimentale con il comandante della Brigata, Facio (Dante Castellucci).

Per circostanze oggi ancora da chiarire, dopo un processo sommario, istituito da un tribunale di guerra, Facio viene condannato a morte e fucilato. Laura rimane in montagna per circa un anno, combattendo e partecipando a imprese insieme ai suoi compagni, che la eleggeranno vice commissario di brigata.

Il 9 maggio 1945, in occasione dei festeggiamenti per la fine del conflitto e la vittoria, partecipa a Parma alla sfilata per le vie della città, poi restituisce le sue armi. Dopo la guerra cerca, insieme ai compagni di lotta, di ottenere giustizia, di far condannare i responsabili di quel gravissimo fatto di sangue, che l’ha colpita nell’intimo e per sempre, ma i suoi tentativi sono vani. La sua reazione è chiudersi in un silenzio destinato a durare sessant’anni, ma mentre passa la vita a educare centinaia di bambini come maestra, non smette di ricercare tracce, indizi, il movente, e soprattutto un riconoscimento istituzionale e pubblico sulle responsabilità di quella morte così assurda.

La vita nell’accampamento, la fame, le azioni, la paura, la morte, vengono raccontate a un ristretto gruppo di persone nel tempo condiviso di un piccolo rito quotidiano.