Gazzetta di Reggio

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«Morti per un gesto d’amore estremo»

«Morti per un gesto d’amore estremo»

Il parroco di San Faustino cerca di lenire il dolore della famiglia Degani: «Non sentitevi in colpa per quel che è successo»

24 aprile 2014
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RUBIERA. Erano già dentro alla piccola chiesa di San Faustino, Stefano e Clara, ad attendere le bare di Andrea ed Enrico Degani, a luci spente e in un’atmosfera raccolta, intenti a stringere qualche mano e ad abbracciare i parenti e gli amici più stretti. Poi, all'arrivo dei feretri, Stefano Degani è uscito ad accogliere papà Enrico e il fratello maggiore, Andrea, e ha seguito in silenzio l’ingresso dei suoi cari stringendo forte, una volta arrivato davanti all’altare, mamma Clara.

Una cerimonia raccolta e riservata, proprio come è sempre stata la famiglia Degani, è stata quella di ieri pomeriggio per l’ultimo saluto ad Andrea e al padre Enrico. Una cerimonia unica, per papà e figlio, perché quello che è successo non ha cancellato il bene che si volevano. E come ha ricordato il parroco di San Faustino, don Francesco Alberi, che ha celebrato il rito, «le parole, le chiacchiere per spiegare “quel gesto” lasciano il tempo che trovano».

Parlerà di «gesti inspiegabili», il parroco di San Faustino, «perché la mente è talmente complessa che non si può esaurire tutto con le spiegazioni e le congetture» e, nel ricordare Enrico e Andrea, ad amici e famigliari, ha voluto soffermarsi prima sul ruolo dei genitori in famiglia «che devono saper ascoltare, saper dire anche di “no”, indirizzare i propri figli» e poi, rivolto ai più giovani, affermando che «non devono scegliere mai la via più semplice o trovare scorciatoie in una società sempre più esigente, ma affrontare la vita anche attraverso i sacrifici che vengono posti ogni giorno».

Un ultimo monito, poi, alla famiglia di Andrea ed Enrico, «che non si faccia una colpa di quello che è successo perché non ha fatto abbastanza per impedire quel gesto, perché tutti hanno sempre fatto il possibile» per aiutare Andrea.

E con queste parole ha ricordato con affetto papà e figlio, ripercorrendo ciò che è successo la serata del 17 aprile all’ospedale di Scandiano, nel giorno del Giovedì Santo, soffermandosi più volte sull’imprevedibilità dell’accaduto e l’inspiegabilità del gesto. Don Alberi ha poi proseguito la sua omelia, assieme a don Guerrino Franzoni, parroco di Rubiera, don Giansoldati, parroco di Rivalta, il diacono Silvano Ferrari e don Giuseppe Dossetti del Ceis.

Ed è stato lui che, ricordando di un suo viaggio ad Israele, ha voluto parlare di un bigliettino di preghiera che Andrea gli affidò affinché il don lo mettesse tra le fessure del luogo sacro. Un bel ricordo di Andrea per don Dossetti, come la testimonianza di un parente che ha voluto leggere ad amici e presenti una lettera scritta assieme alla sorella di Enrico. Poche parole ma sincere per ricordare Andrea, dal cuore e dalla risata di un bambino, ma anche suo papà, una persona buona e bellissima che ha deciso di porre fine a due vite per quello che loro hanno voluto definire come un “gesto d’amore”. (s.p.)