Rachida, uccisa perché vicina al cristianesimo
BRESCELLO. «Ho appena ucciso mia moglie a martellate». Erano le 13.30 del 19 novembre 2011 quando Mohamed El Ayani, 39 anni, si presentò alla stazione dei carabinieri di Poviglio con la figlia di 4...
BRESCELLO. «Ho appena ucciso mia moglie a martellate». Erano le 13.30 del 19 novembre 2011 quando Mohamed El Ayani, 39 anni, si presentò alla stazione dei carabinieri di Poviglio con la figlia di 4 anni in braccio, ancora macchiato di sangue. Nemmeno un’ora prima, a pochi chilometri da lì, in un bilocale al secondo piano di una palazzina di via Manzoni – nella frazione brescellese di Sorbolo a Levante – il facchino marocchino perse il controllo e con una rabbia inaudita uccise a martellate la moglie, la 34enne Rachida Rida, che voleva separarsi e ricominciare una nuova vita con le due figlie di 4 e 10 anni. Ammazzò la moglie con ferocia, sotto gli occhi impauriti della figlia più piccola mentre l’altra era a scuola. Poi, con calma, prese in braccio la bimba e con la sua auto si diresse verso Poviglio. Alle spalle lasciò una scena raccapricciante: sangue ovunque e la donna a terra morta con il cranio fracassato.
Questo caso si ricollega tragicamente a quanto avvenuto a San Polo in quanto le indagini accertarono che l’uomo scatenò la propria ira nei confronti della moglie in quanto Rachida aveva intrapreso un percorso di conversione a cristianesimo. Un aspetto del tutto intollerato da El Ayani, che interpretò la scelta della donna come una “ribellione” nei suoi confronti e verso la cultura e le tradizioni all’interno delle quali Rachida era stata soggiogata. L’uxoricida venne condannato a trent'anni: il gup Antonella Pini Bentivoglio escluse la premeditazione ma riconobbe l'aggravante della crudeltà. (a.v.)