Gazzetta di Reggio

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La Mirandola, qui si lavora per il futuro

La Mirandola, qui si lavora per il futuro

Tante le iniziative organizzate dal centro sociale ma i giovani coinvolti sono ancora pochi

25 aprile 2014
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REGGIO. Se i pievani sono soddisfatti del loro quartiere è anche merito del centro sociale La Mirandola, un vero e proprio cuore pulsante all’interno del parco Peep. «Stiamo facendo il massimo per migliorare la vita dei residenti e dare una mano all’amministrazione comunale – dicono con entusiasmo Luciano Montanari e Giuseppe Tassani, rispettivamente presidente e vicepresidente del centro – cercando sempre di coinvolgere tutti, dagli anziani ai bambini».

Come vi muovete?

«Ascoltiamo le esigenze dei residenti e cerchiamo di proporre attività che li soddisfino. Se vogliono leggere forniamo loro lo spazio per leggere, se vogliono giocare quello per giocare. Ogni giovedì sera, per esempio, insieme all’Auser organizziamo la serata “Sudos”: gli anziani si trovano in una sala della nostra struttura e a seconda del programma messo a punto giocano a tombola, a carte, cantano, ballano, leggono libri. Da maggio a settembre poi, quando il tempo lo concede, tutte le sere ci sono iniziative rivolte ad adulti, bambini, ragazzi. Il nostro obiettivo è soprattutto quello di tenere vivo il territorio, coinvolgendo tutti i residenti e facendoli partecipare attivamente alla vita del quartiere».

E per i giovani c’è posto?

«Abbiamo anche una squadra amatoriale di calcio, che per esempio non è composta dai vecchi ma dai giovani del quartiere: hanno tutti dai 20 ai 27 anni. È un modo per tenerli legati a Pieve Modolena, e per unire ancora di più il quartiere».

Eppure ci sono gruppi di ragazzi che imbrattano i giochi, sporcano e rovinano le panchine del parco…

«Purtroppo i bulletti ci sono e come in qualsiasi altra parte di Reggio anche a Pieve abbiamo problemi di sicurezza. Quello che stiamo cercando di fare, come centro sociale, è tentare strade alternative per superare queste criticità. Abbiamo infatti constatato che con la repressione non si risolvono i problemi e che i controlli servono fino a un certo punto, perché non si può controllare tutto e sempre. Serve molto di più, noi pensiamo, puntare sul coinvolgimento e sulla sensibilizzazione. Poco tempo fa per esempio la casetta a scacchi del parco Peep è stata tutta imbrattata. Una nostra volontaria ha quindi preso i ragazzi del quartiere e gliel’ha fatta ridipingere come volevano. Hanno fatto un ottimo lavoro, adesso è bellissima. E due settimane fa hanno ridipinto le panchine. Ma stiamo facendo anche dell’altro».

Cioè?

«Per attirare la fascia dei ragazzi over 15, che è quella un po’ più scoperta rispetto alle altre, abbiamo deciso di investire 12mila euro e acquistare un gioco che nel mondo va per la maggiore e che però a Reggio ancora non c’è. Si chiamo Parkour: si tratta di un percorso a ostacoli, a metà tra il gioco e una sorta di disciplina sportiva. Visto che dove è stato montato ha avuto molto successo, crediamo che il Parkour possa servire anche a Pieve Modolena e possa diventare un’attrazione per i nostri ragazzi. Poi vorremmo ampliare la struttura del centro sociale, in modo che La Mirandola possa accogliere sempre più cittadini, di ogni età, rispondendo così alle esigenze crescenti del quartiere. Tre mesi fa, infine, abbiamo iniziato un progetto di formazione, in collaborazione con il Comune, rivolto agli educatori e agli adulti. È importante sensibilizzare anche loro, infatti, perché gli adulti sono genitori e sono i genitori a educare i figli. È tutta una catena, ma il problema della sicurezza secondo noi si può risolvere solo così: aldilà dei controlli comunque necessari, si tratta di fare rete e impegnarsi direttamente sul territorio. Solo così si può sperare che cambi qualcosa». (m.r.)

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