Gazzetta di Reggio

Reggio

Aterballetto al Valli con Wam e Rain Dogs

Aterballetto al Valli con Wam e Rain Dogs

In scena le coreografie firmate da Bigonzetti e Inger

27 aprile 2014
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REGGIO. Aterballetto torna in scena il prossimo 9 maggio sul palcoscenico del teatro Romolo Valli con due coreografie: "Wam" che Mauro Bigonzetti dedica a Wolfgang Amadeus Mozart e "Rain Dogs" di Johan Inger con musica di Tom Waits.

WAM. Del coreografo Mauro Bigonzetti, conta sulla consulenza musicale di Bruno Moretti e l’esecuzione dal vivo di Francesco Novelli (pianoforte), Mario Giovannelli al sassofono; costumi di Maurizio Millenotti; luci di Carlo Cerri.

«Che cos’è il genio se non quella forza produttiva da cui nascono cose degne di mostrarsi al cospetto di Dio e della Natura, e che perciò hanno un seguito nel tempo? Tutte le opere di Mozart sono tali; v’è in esse una forza creativa che continua ad agire di generazione in generazione e che mai dovrebbe esaurirsi» (Goethe).

RAIN DOGS. Scene e costumi Johan Inger; luci Peter Lundin.

Inizia a piovere; quel cane che, curioso e sicuro del suo olfatto si era mosso oltre i suoi soliti confini, alla scoperta di ciò che vive lontano, perde improvvisamente la strada del ritorno, la pioggia ha inesorabilmente cancellato tutte le tracce. E’ questa l’immagine da cui prende forma “Rain Dogs”, si materializza a rappresentare quelle complessità e quelle contraddizioni che caratterizzano il rapporto con il mondo e che segnano le relazioni con gli altri.

Quando la ricerca di un senso perde ogni punto di riferimento, l’incertezza e il disorientamento sembrano rendere impossibile il ritorno a casa, a ciò era e che non è più.Questo è il momento in cui la solitudine e lo smarrimento si manifestano attraverso le più diverse sfumature; con ironia e drammaticità, con leggerezza o disperazione. Il tentativo di ritrovare la via in una sorta di “ scivolosa crisi d’identità” diviene condizione esistenziale.

«Rain Dogs– sottolinea il coreografo Inger – è il desiderio affrontare questi temi non nuovi, attraverso atmosfere e sensazioni in qualche modo altre, c’è infatti «un carattere esotico in Tom Waits che richiama gli Stati Uniti di Charles Bukowski, c’è un odore, ci sono dei colori che la sua voce riesce a catturare e che ci portano – come ascoltatori – a fare molte associazioni. Non sono stato letterale in questo lavoro ma c’è qualcosa di estremamente terreno ma allo stesso tempo intellettuale e acuto in Tom Waits».