Gazzetta di Reggio

Reggio

Viabilità a Rivalta solo promesse

di Martina Riccò
Viabilità a Rivalta solo promesse

I cittadini in attesa della tangenziale di cui si parla da 30 anni Insurrezione contro i nuovi marciapiedi davanti ai negozi

27 aprile 2014
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REGGIO. Sono un po’ delusi i cittadini di Rivalta, perché dopo trent’anni di promesse nessuno ha ancora risolto il problema più grosso del loro quartiere: quello che riguarda la viabilità. «Al nuovo sindaco chiediamo una bella strada – afferma Patrizia Fornaciari – quella tangenziale che ci promettono da sempre, perché Rivalta così è invivibile. Il sindaco dovrebbe venire qui alle sette e mezza di mattina e guardare quanto traffico c’è. Non so bene come hanno pensato di realizzare questa famosa bretella – continua – ma so che l’ideale sarebbe costruire una tangenziale: la zona sud di Reggio è l’unica che non ce l’ha, e tutta la montagna sbocca qui. Per non parlare della sicurezza dei ragazzi. Lungo la Statale 63 ci sono le scuole, i bambini escono direttamente in strada. C’è il vigile che li fa attraversare, d’accordo, ma si fa presto a finire schiacciati sotto un’auto. L’altro giorno ho persino visto un signore con il deambulatore e l’ossigeno che ha dovuto fare la gimcana tra le macchine. Questa strada va messa in sicurezza, non ci sono alternative». Anche Giacomo Pensieri e Imelde Rossi puntano il dito sulla viabilità: «La tangenziale hanno iniziato a promettercela trent’anni fa, la prima a farlo era stata Antonella Spaggiari, e ancora questa strada non c’è. Hanno sempre rimandato i lavori per motivi di risorse economiche, eppure i soldi per la stazione Mediopadana li hanno trovati. Il problema di Rivalta è che è attraversata da un traffico incredibile, per andare a Reggio in ora di punta ci si mette almeno mezz’ora. Per il resto si vive molto bene: i servizi ci sono, la sicurezza pure». «Bisogna costruire una strada che porti a Reggio tagliando fuori Rivalta – conferma Giuseppe Longo –. Proprio in questo periodo hanno iniziato a parlare di un progetto che riguarda la viabilità nei paraggi del Peep, ma non è un granché perché costringerebbe chi vuole venire a Rivalta a fare un giro lunghissimo. L’altro grande problema di questo quartiere – aggiunge – è che per i giovani qui non c’è niente. Ci sono pochi locali, divertimento quasi nullo, soprattutto la sera. Quei pochi bar che ci sono chiudono alle sette e mezza, quando va bene alle nove, quindi noi siamo costretti ad andare in centro a Reggio, o in ogni caso a spostarci. Vorrei che la nuova amministrazione creasse nuovi centri di aggregazione per i giovani, dandoci l’opportunità di trovarci a Rivalta. Il campetto dietro la chiesa, per esempio, è ridotto malissimo e non si può usare. E se i locali potessero rimanere aperti più a lungo, almeno i ragazzini saprebbero dove andare la sera. Credo che si debba pensare ai giovani, sono loro il futuro».

Ma una vera e propria insurrezione è scoppiata quando, a cavallo di Pasqua, alcuni operai hanno iniziato a tracciare dei segni in via della Repubblica, nel tratto di strada compreso tra l’istituto tecnico Tricolore e le scuole medie Pascal. «Gli operai sono arrivati il venerdì pomeriggio e ci hanno annunciato che, il lunedì mattina, sarebbero stati costruiti dei marciapiedi alti 15 centimetri. Ma nessuno ci aveva detto che ci sarebbero stati dei lavori e che avrebbero costruito un marciapiede così alto proprio davanti ai negozi – racconta Laura Ferrari del Forno Panciroli –. Questo è già un luogo di passaggio e quando c’è molto traffico la gente evita di fermarsi, se poi togliamo anche la possibilità di entrare nello spiazzo e parcheggiare, siamo rovinati». Le fa eco Luciana Simonazzi del Gingle bar: «Non solo non ci hanno avvisato per tempo dell’inizio dei lavori, ma hanno cambiato le carte in tavola. Sono anni che di fronte a noi, dalla parte della reggia di Rivalta, c’è un cantiere aperto. Sapevamo che ci avrebbero costruito un parcheggio, ma adesso è saltato fuori che ci faranno un camminamento e il parcheggio sarà centinaia di metri più in là, spostato verso Reggio. Noi qui, senza parcheggi e con un marciapiede alto, siamo destinati a chiudere. Se ci fossero stati i parcheggi dall’altra parte della strada avremmo anche potuto accettare il marciapiede, ma così è proprio improponibile. C’è un cantiere avviato da anni, fermo perché non ci sono soldi e ne viene aperto un altro dall’altra parte della strada? Finite prima il lavoro già iniziato». Della stessa idea è Monica Costetti, della pescheria La Medusa: «Ci hanno detto che tutto questo è stato pensato per mettere in sicurezza gli studenti della scuola Tricolore e delle medie statali, ma dall’altra parte della strada c’è un cantiere aperto da due anni. Se avessero aperto un cantiere anche di qua, i ragazzi avrebbero dovuto camminare direttamente sulla Statale 63 in mezzo al traffico. E questa non mi sembra proprio una messa in sicurezza. Inoltre, se vogliamo parlare di spreco, nel parco ci sono le luci accese ogni notte da due anni, anche se i lavori non proseguono. Per di più – aggiunge – hanno pensato di mettere delle isole spartitraffico in mezzo alla strada, ma qui passano almeno tre ambulanze al giorno, e i vigili del fuoco. Non so proprio come farebbero a passare con quell’ingombro in mezzo alla Statale». «Mi sono trasferita a Rivalta – racconta Giovanna Tedeschi – per creare un negozio rivolto alla persona, per creare con i miei clienti un rapporto non solo commerciale ma di consulenza, di supporto. Poi, tutto d’un tratto, mi vedo piombare qui operai che vogliono costruire un marciapiede di 15 centimetri. Significa ostacolare il commercio, rischiamo di chiudere tutti. D’inverno, soprattutto in caso di neve, i clienti non verrebbero più. Magari un marciapiede basso, costruito in un determinato modo, potrebbe mettere in sicurezza i passanti senza isolare i commercianti, ma così no. Se veramente vogliono chiuderci dentro, rifacciano almeno la pavimentazione, mettano una fontana e delle panchine per riposarsi».

(4 - continua)

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