Gazzetta di Reggio

Reggio

«Apro qui per far rinascere il quartiere»

«Apro qui per far rinascere il quartiere»

In un’epoca di serrande abbassate scommessa opposta di un commerciante in via Adua, in vendita articoli da fallimenti

28 aprile 2014
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In un periodo di serrande che si abbassano per non rialzarsi più, fa notizia l’apertura di un negozio in una delle strade più delicate della città: via Adua. Limite di un quartiere dove l’integrazione non sempre è facile e dove le vetrine vuote con cartelli di vendita e locazione sono sempre di più.

Ma Antonio Del Giudice – 31enne, sposato e padre di una figlia piccola – ha deciso di scommetterci. Sia sul quartiere di Santa Croce, che sull’apertura di una nuova attività commerciale. Un gesto controcorrente che vuole anche essere di esempio. «Non nego che la scelta di questa strada è frutto anche dei prezzi degli affitti: qui sono ancora onesti e possibili, in altre parti della città assolutamente impraticabili. Soprattutto, per un’attività che deve nascere – confida – Certo, conosco la delicatezza della zona. Ma non è la prima volta che decido di aprire un’attività in una zona che molti ritengono difficile». Già, perché qualche anno fa l’azzardo forse fu ancora più alto, aprendo il suo negozio di vendita di articoli usati in viale Olimpia. «Quando aprii io non c’erano altre attività in quel tratto – racconta – Più di una volta mi sono trovato spacciatori o tossicodipendenti appoggiati alle serrande. Ma una volta che parte uno, partono anche gli altri. E piano piano sono arrivate altre attività. E il contesto è notevolmente migliorato».

«D’altronde, qualcuno deve partire per migliorare le cose. E così ora io e mio cognato abbiamo deciso di farlo qui – prosegue – La gente del quartiere ci ha già detto che è contenta che abbiamo aperto. Vuol dire movimento, vuol dire luce quando è buio. Una signora ci ha confidato che temeva di sedersi in giardino, ma ora che ci siamo noi è più tranquilla. Speriamo che ad altri venga voglia di insediarsi qui».

Anche l’attività scelta è segno dei tempi. Il negozio si chiama “Market stock”. «Vendiamo roba che acquistiamo dai fallimenti, e che dunque possiamo vendere a prezzi più bassi - spiega - In questo modo, in questo periodo di crisi, cerchiamo anche di venire incontro alle difficoltà della gente». Difficoltà che toccano anche i commercianti. «Le tasse sono sempre tante, specie per chi decide di aprire un’attività. E la burocrazia è troppo lenta: ci sono voluti tre mesi per tutte le carte, durante i quali ho pagato l’affitto praticamente per niente». (el.pe)