Gazzetta di Reggio

Reggio

Consorzio Agrario chiude la sede reggiana

 Consorzio Agrario chiude la sede reggiana

Verso la cessione, per far quadrare i conti, della sede di via Fratelli Manfredi I 40 dipendenti destinati a Castelfranco, Bologna e Castelnovo Sotto

29 aprile 2014
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REGGIO. Al Consorzio Agrario Provinciale si stanno vivendo momenti di incertezza, c'è aria di smobilitazione. Non solo per il probabile trasferimento del personale, ma anche per i bilanci patrimoniali che potrebbero indurre, per far quadrare i conti, alla cessione della storica sede di via Fratelli Manfredi. Operazione che potrebbe avvenire tramite il "conferimento" degli edifici che per tanti decenni hanno ospitato il Cap reggiano ad un Fondo immobiliare.

Il problema non è nuovo ed era stato anticipato all'indomani della nascita di un unico Consorzio per l'intera area emiliana attraverso una fusione per incorporazione che ha avuto effetto operativo il 5 novembre del 2012.

A Reggio i conti sono in attivo - si ribadiva in quei giorni - mentre gli altri sono passivi e i risparmi pazientemente accumulati dai nostri concittadini in tanti lustri di sacrifici serviranno per colmare i disavanzi fatti maturare dai "cugini", soprattutto di Parma e di Ferrara. Detto, fatto: il passaggio di mano degli immobili dovrebbe avvenire nel giro di pochi mesi.

In ogni caso in tempo per garantire l'equilibrio delle contabilità. In ambienti vicini alla Coldiretti bolognese, nel corso dell'analisi del preconsuntivo 2013, si faceva cenno a perdite stimabili fra 1.3-1.7 milioni di euro. Nel frattempo è stato delineato un progetto di sistemazione dell'organico reggiano. Per una decina dei 40 dipendenti trasloco nelle sedi consortili di Castelfranco e Bologna dove dovrebbero aggiungersi - il condizionale è sempre doveroso - circa altre venti unità. Ciò potrebbe avvenire prima della prossima estate. Per i dieci restanti la meta futura è infine prospettata nella nuova sede, inaugurata alcuni mesi fa, a Castelnovo Sotto, nella Bassa reggiana.

L'intera operazione priva purtroppo i nostri agricoltori di uno secolare riferimento e sottrae agli operatori locali un supporto tecnico sul quale hanno potuto fare affidamento per raggiungere e conservare nel tempo alti livelli qualitativi e quantitativi perfezionati in tanti anni di severo impegno. Anche se, nelle ultime stagioni, alcuni operatori avevano lamentato un certo scadimento nel servizio legato alla fornitura di mangimi. Di certo c'è il rammarico per la decisione di chiudere il laboratorio reggiano sottraendo competenze che erano esclusive del nostro territorio: mentre a Bologna le produzioni sono soprattutto cerealicole, foraggiere e frutticole, l'agricoltura reggiana ruota infatti in larga parte intorno alla produzione di formaggio Parmigiano Reggiano, punta di diamante della cultura alimentare italiana. Speriamo non ne abbia a soffrire. (l.v.)