Gazzetta di Reggio

Reggio

«Basta agevolazioni ai colossi coop»

di Evaristo Sparvieri
«Basta agevolazioni ai colossi coop»

L’attacco di Prampolini, candidata del centrodestra: «Ormai sono S.p.A. E bisogna rompere il sistema delle porte girevoli»

30 aprile 2014
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«Ci sono coop talmente grandi che si fa a fatica a pensare che abbiano ancora scopi e principi cooperativistici: sono vere S.p.A., che godono di benefici rispetto alle S.pA.. Queste cooperative non meriterebbero più le agevolazioni fiscali, ma non mi scandalizzo: ne hanno diritto per una legge che rispettano. Ciò che secondo me rappresenta uno scandalo, è un rapporto insano con una determinata parte politica, al governo di Reggio da 70 anni. È arrivato il momento dell’alternanza». È un mondo che conosce bene. Ed è per questo che la candidata del centrodestra, Donatella Prampolini – socia con la sua Manzini & Co al gruppo Realco, la più grande cooperativa aderente al Gruppo Sigma – sceglie proprio la crisi del mondo cooperativistico reggiano per lanciare la sua sfida elettorale. «Il mio non vuole essere un attacco a 360 gradi - afferma - la buona cooperazione consente ai soci di essere parte integrante delle decisioni. Dico che a Reggio si è instaurato un rapporto non sano, che fa sì che si sia creata una corsia preferenziale tra determinate posizioni politiche e determinate coop, numericamente inferiori rispetto al resto delle cooperative, ma che per fatturato sono vere società per azioni».

Prampolini, sembra il solito ritornello delle coop “rosse”...

«Si tratta del sistema alla base di fallimenti e concordati: quando si ha un canale preferenziale, non ci si mette in condizione di giocarsela con il mercato, che viene falsato. Nella crisi, queste coop si sono trovate più in difficoltà di altre perché i loro vertici non erano scelti sulla base della meritocrazia, ma sulla base della loro collocazione politica. Questo sistema oggi sta andando in crisi, mettendo in seria difficoltà tante piccole aziende che lavorano nell’indotto. Bisogna smetterla con questo sistema delle “porte girevoli”».

Ovvero?

«Molti dirigenti del mondo cooperativo hanno una storia presente, passata o futura nel mondo politico. In una fase della propria vita, magari dopo una carriera politica, vengono “ricollocate” nelle coop. Queste sono le “porte girevoli”. Funziona così da 70 anni. Ma quello che mi preme sottolineare sono gli effetti collaterali: ci sono soci, dipendenti, che non capiscono cosa stia succedendo alle loro cooperative. A Reggiolo, il terremoto è stato in realtà un secondo terremoto. Ho incontrato un esercito di invisibili, che avevano già perso tutto con la Cmr».

Concordati e fallimenti interessano anche coop “bianche” e aziende private. Dov’è la differenza?

«È vero, ma le imprese private e le coop bianche si sono dovute scontrare con il mercato, mettendosi il coltello tra i denti. Altre cooperative, invece, hanno operato prima della crisi in un mercato che le assecondava. Per questo non hanno sviluppato i necessari anticorpi. Chi è arrivato sul mercato “armato” sta cercando di cavarsela, gli altri non se la cavano. E le cooperative hanno maggiori responsabilità di altre realtà societarie».

A cosa si riferisce?

«Gli imprenditori sono responsabili degli investimenti dei loro soldi. Le coop hanno responsabilità doppie, perché investono i soldi dei soci e delle loro famiglie, che devono essere tutelati. Mi piacerebbe che certe decisioni venissero prese da persone competenti. E mi piacerebbe sapere se davvero Ccpl chiuderà con quel buco da 30 milioni e se Soncini abbia avuto una buonuscita. Se si amministra bene, ok. Ma se il risultato di una gestione è un buco di quelle proporzioni non credo che ci debba essere una buonuscita».

Nel bene e nel male, tuttavia, nei 70 anni di cui lei parla la cooperazione è stata alla base della crescita economica della nostra provincia.

«Siamo sicuri che con un’alternanza al potere non avremmo avuto più occasioni? Noi conosciamo questa realtà, nel bene e nel male. Ed è vero: non si può dire che il Pd abbia sbagliato tutto. Ma io credo che l’alternanza, e la concorrenza, rappresentino una crescita».

Metta caso che vincerà le elezioni: spazzerà via tutte le coop “rosse”, che pure hanno fatto e fanno la ricchezza di Reggio? Privilegerà le “sue” coop, creando un nuovo sistema alternativo?

«Per come sono fatta io, e per come ho dimostrato di essermi comportata, non ho mai fatto tabula rasa, anche se le coop “rosse” hanno avuto in passato occasioni in più rispetto agli altri. Il criterio sarà meritocratico. E quando diventerò sindaco, non farò fuori nessuno, ma tutti saranno rinviati a settembre. L’attuale tracollo della grande cooperazione sta nel rapporto stretto tra cooperazione e politica. E l’indotto non è più in grado di sopportarlo. Ma non si può buttare via il bambino con l’acqua sporca. Non è un sistema tutto malato. La grande maggioranza delle coop segue i principi per cui sono nate. Soprattutto le piccole. Se poi ci sarà meritocrazia, nessuno sarà escluso. Neanche se proviene da Rifondazione Comunista».