Gazzetta di Reggio

Reggio

Memoria e innovazione nel restyling dei Musei

Tante le novità racchiuse nel restauro di Palazzo San Francesco Nuovo spazio per i manufatti artigianali e la modernità del FabLab

30 aprile 2014
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Il cantiere era stato aperto quasi un anno fa nella bufera scatenata dall'associazione Amici dei musei, che contestava il progetto dell'architetto Italo Rota. Ma la parte più detestata, costituita dai funghi destinati a coprire lo spigolo a fianco dell'ingresso, è rimasta sulla carta.

Quindi l'amministrazione comunale e la direzione confidano che la ristrutturazione riscuoterà il consenso e l'ammirazione della città intera, quando, domenica prossima, se ne vedrà l'esito grazie all'inaugurazione dei 1800 metri quadri recuperati nel palazzo San Francesco, ribattezzato per l'occasione Palazzo dei musei, nei quali è stata spostata anche la famosa "balena".

«Le polemiche - assicura l'assessore Mimmo Spadoni - sono superate. Quando gli spazi ristrutturati verranno aperti al pubblico, si potrà constatare che si tratta di un lavoro di qualità riassumibile in tre parole: conservazione, valorizzazione e innovazione. Ai musei, cioè, non è assegnata solo la funzione tradizionale di conservare un patrimonio antico. Gli oggetti del passato devono essere valorizzati e divenire fonte di ispirazione per la creazione di cose nuove».

Ne discende l'idea di esporre il materiale finora rimasto chiuso nei depositi e di riscoprire i manufatti artigianali e protoindustriali.

«Il loro valore - spiega Spadoni - è assodato. Sono le testimonianze di una creatività innovativa a cui riserviamo uno spazio specifico nel Fab-lab». Il Fab-lab è il laboratorio di fabbricazione digitale, gioiello della meccatronica. Si tratta di una tecnologia finalizzata a disegnare oggetti e a realizzarne fisicamente i prototipi con una stampante a tre dimensioni, materializzando in poco tempo la cosa che si è pensata. La sua collocazione nell'ambito dei musei ha un sapore rivoluzionario.

L'intera ristrutturazione, peraltro, è concepita in termini di ammodernamento. Superato l'ingresso di via Spallanzani, a fianco dell'atrio si trovano il nuovo book-shop e il primo dei due ascensori installati. Una volta percorsa la galleria Spallanzani, rimasta sostanzialmente intatta come tutte le collezioni dello stesso piano, attraverso una porta precedentemente tamponata si accede all'ala un tempo occupata dall'istituto per geometri "Angelo Secchi".

In una cassaforte del primo Novecento è posta in bella vista la Venere di Chiozza, il gioiello del nostro museo finora conservato nella sezione preistorica. Salendo il maestoso scalone si arriva al secondo piano, dove è collocata la Croce di luce di Claudio Parmiggiani, finora posta nella chiesa di San Carlo.

Nell'ultimo piano, che era inutilizzato, sono stati ricavati gli spazi Novecento e Dossier, dedicati ad esposizioni temporanee. Vi trovano posto, inoltre l'Agorà, il laboratorio didattico e il Fab-lab. Tutta l'ala che s'affaccia su via Spallanzani è riservata al ristorante-caffetteria, ancora chiuso perchè finora nessun esercente s'è offerto per gestirlo.

Luciano Salsi