Gazzetta di Reggio

Reggio

D’Andrea: «Serve più polizia»

di Martina Riccò
D’Andrea: «Serve più polizia»

E per il candidato della lista Città del Tricolore «i clandestini vanno mandati via, subito»

21 maggio 2014
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«Bisogna smettere di affidare incarichi ad aziende extraprovinciali e tornare a investire nei giovani reggiani, nei cittadini reggiani e nelle aziende reggiane». È così che Ernesto D’Andrea, candidato sindaco della lista civica Città del Tricolore, inizia a parlare dei problemi sollevati, in questi ultimi mesi, dai cittadini.

Il lavoro è senza dubbio un argomento importante, ma ci sono altri temi che preoccupano i reggiani, primo tra tutti quello della sicurezza…

«La sicurezza è una delle priorità assolute del mio programma. Innanzi tutto l’amministrazione deve fare un’inversione di marcia rispetto al ruolo della polizia municipale: gli agenti non devono occuparsi solo della microcriminalità tradizionale, e quindi di furti, scippi, e via dicendo, ma devono controllare le strade, le piazze e soprattutto devono guardare con attenzione alle attività commerciali. Quante volte capita che gruppi di persone ubriache bivacchino nei parchi o davanti ai negozi generando problemi igienico-sanitari e anche di sicurezza, visto che spesso si passa dagli insulti verbali alle risse con tanto di lanci di bottiglia? Eppure ci sono commercianti che, nonostante queste persone siano in evidente stato di ubriachezza, continuano a vendere loro alcolici. Per legge, chi si comporta così può essere punito con la sospensione, e addirittura la revoca, della licenza. Io propongo semplicemente di usare la polizia municipale per applicare questa legge: i commercianti che vanno contro queste norme si troveranno con la licenza sospesa e revocata e gli altri, automaticamente, smetteranno di dare da bere a gente già molesta. Inoltre non sono d’accordo sul modo in cui l’amministrazione ha finora trattato le persone che bivaccano: non dare loro sanzioni perché nullatenenti non risolve certo il problema. Io inizierei a considerare la bottiglia di vino o la lattina di birra come un bene requisibile». In alcuni quartieri, per esempio quello della stazione, ci sono anche problemi legati alla prostituzione in strada. Come risolverli?

«Quello della prostituzione è un problema complesso, ma io comincerei a fare controlli massicci creando difficoltà a prostitute e clienti, in modo molto elementare. Per ridurre questo tipo di fenomeno occorrerebbe più collaborazione tra la polizia municipale e le altre forze dell’ordine ma, per cercare di risolverlo definitivamente, si dovrebbe forse iniziare a ragionare sulla creazione di una zona periferica in cui non fosse vietato l’esercizio della prostituzione. Il Comune, per esempio, potrebbe dire che è vietato agire in certi modi in tutta Reggio Emilia, ad eccezione della zona tal dei tali. Purtroppo con controlli e sanzioni il problema della prostituzione continuerà a rigenerarsi, io cercherei almeno di salvaguardare il decoro della città e la quiete dei cittadini».

Altro tema importante è quello della convivenza con gli extracomunitari che, secondo alcuni cittadini, «sono davvero troppi»…

«Il Comune di Reggio non ha mai dato in modo chiaro l’input di combattere l’immigrazione clandestina, e questi sono i risultati. È inutile girarci intorno: chi vive in modo regolare, lavora e paga le tasse è bene accetto e può essere integrato; quelli che arrivano nella nostra città clandestinamente, invece, non potranno trovare un lavoro onesto, non si integreranno mai e andranno a dormire negli scantinati o nei garage di via Turri. Inoltre questi soggetti sono i principali alimentatori di criminalità: per poter vivere, infatti, o spacciano droga o rapinano e compiono furti. Se fossi sindaco userei la polizia municipale per individuare gli immigrati irregolari e mandarli via. Non una volta ogni tanto, ma una, due, mille volte, fino a quando Reggio Emilia non sarà più considerata terra di nessuno e gli immigrati clandestini che sbarcheranno in Italia non si dirigeranno immediatamente qui. Per aumentare questo tipo di controlli, poi, il Comune potrebbe anche stipulare convenzioni con gli istituti di vigilanza e, per esempio, usare anche la guardia di finanza per un maggior presidio sul territorio. Purtroppo il fenomeno dell’immigrazione clandestina sta destabilizzando il nostro sistema economico-sociale. Prendiamo il Pronto Soccorso: ci sono sempre file interminabili di persone, molte delle quali non in regola. È chiaro che quando qualcuno si presenta in ospedale, documenti o no, lo si cura, ma questo provoca ricadute sui cittadini che pagano le tasse. Se non ci accorgiamo che i servizi stanno collassando anche a causa di queste situazioni, entreremo in un circolo chiuso da cui nessuno uscirà più. Il sindaco deve dare il compito alla polizia municipale di individuare i clandestini e portarli via, tutti i santi giorni. Non è razzismo, si tratta solo di vedere oggettivamente la realtà».

Ma ci sono le risorse per impiegare la polizia municipale su tutti questi fronti?

«Chi vincerà le elezioni avrà una sua sensibilità e le sue priorità: io troverei nuove risorse tagliando i costi di burocrazia e, soprattutto, burocrati. Azzererei, cioè, le spese di consulenza, userei solo personale interno ed eliminerei molte società partecipate che, spesso, servono solo a dare posti di presidenza. Un’altra spesa che taglierei è quella del finanziamento dei campi nomadi perché, a mio parere, questo investimento costante non ha mai portato alcun risultato. Non spenderei nemmeno 800mila euro per i funghi di Rota: nominerei, invece, un comitato scientifico e affiderei la riqualificazione a un giovane architetto reggiano. Nominerei anche una persona in gamba che sappia tenere le antenne dritte e tenga monitorati tutti i bandi e i finanziamenti europei e regionali, in modo che le risorse vengano anche dall’esterno».

Molti cittadini si lamentano dell’attuale sistema di raccolta differenziata. Cosa farebbe per migliorarlo?

«La mia proposta è quella di sperimentare il sistema del Trentino: costruirei delle isole ecologiche all’esterno delle case, chiuse e recintate, e a ogni singola famiglia darei un badge registrato, con il quale entrare nell’isola e pesare i rifiuti. In questo modo non solo il cittadino che differenzia di più potrebbe pagare meno tasse, ma non sarebbe nemmeno più obbligato ad aspettare il giorno stabilito per la raccolta per disfarsi dei rifiuti».

Cosa si potrebbe fare, invece, per quanto riguarda la manutenzione stradale?

«Imporrei la presenza di un tecnico del Comune che controlli la strada su cui occorre intervenire prima, durante e dopo il lavoro di manutenzione. Troppo spesso, infatti, gli interventi vengono sbagliati e i cittadini sono costretti a pagare per rimediare all’errore commesso: penso al dosso prima della rotonda di Sesso che, poco tempo fa, era stato ricoperto da sanpietrini. Inoltre troppo spesso vengono usati materiali scadenti, probabilmente per risparmiare. Come mai l’asfalto delle autostrade dura degli anni mentre il nostro va ricatramato ogni sei mesi? La stessa cura va dedicata al verde: la grande manutenzione deve essere seguita da aziende specializzate, mentre i piccoli lavoretti possono essere affidati ai volontari. Si potrebbero usare gli esodati in difficoltà, per esempio, dando loro un piccolo rimborso in cambio dei servizi svolti».

Parliamo di viabilità: cosa si può fare per migliorarla?

«I miei obiettivi sono la costruzione di vere tangenziali e la sostituzione progressiva di tutti i passaggi a livello con dei sottopassi, in modo da togliere i lunghi incolonnamenti da via fratelli Manfredi, da via Papa Giovanni, da via Adua e dalla via Emilia. Per farlo attingeremo dai finanziamenti dell’Unione europea per la viabilità. Un altro obiettivo è la realizzazione della via Emilia bis: un modello di viabilità da realizzare anche in altre parti della città».

I cittadini chiedono, infine, di rivitalizzare i quartieri. Cosa farebbe a riguardo?

«Dove mancano luoghi di aggregazione vanno creati. A San Prospero, per esempio, chiedono un centro sociale da anni e nessuno l’ha mai realizzato. Ma, soprattutto, darei la possibilità a giovani artisti di portare in giro la propria arte, organizzando manifestazioni periodiche in tutti i quartieri della città, non solo in centro storico. Poi cercherei di recuperare spazi polivalenti in modo da lasciarli usare gratuitamente a chi ne fa richiesta».

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