Consorzio in perdita tra le polemiche
Rosso da 1,9 milioni nel 2013 e troppi debiti. Confagricoltura all’attacco: «Dubbi sulla fusione con Modena e Bologna»
REGGIO. Bilanci negativi degli ultimi due anni e alto livello di indebitamento. Sono questi le ragioni delle polemiche sollevate da Confagricoltura Reggio Emilia, impegnata lunedì 26 e martedì 27 maggio insieme alle altre categorie, nelle assemblee per il rinnovo degli organi del consorzio agrario dell’Emilia. Nato nel novembre 2012 dall’incorporazione del consorzio di Reggio (Cap) da parte del consorzio di Bologna e Modena, il consorzio agrario dell’Emilia è una cooperativa che opera sia come fornitore di servizi e mezzi tecnici (mangimi, concimi, antiparassitari, macchine, ecc.), sia col ritiro dei cereali degli agricoltori per l’ammasso e la successiva vendita.
Per Reggio le vicende del consorzio agrario hanno una valenza particolare per le polemiche che hanno accompagnato la fusione con Bologna-Modena e per le ripercussioni attuali sulla nostra provincia, da ultime le recenti notizie sul risultato di gestione 2013: una perdita di 1,9 milioni di Euro, dopo la perdita di 1,5 milioni accusata nel 2012.
Sulla questione interviene con decisione il presidente di Confagricoltura Reggio Emilia, Lorenzo Melioli. «Il consorzio agrario è patrimonio comune degli agricoltori. Costruito dai nostri padri e sostenuto con acquisti e conferimenti, ha consentito in passato di avere a buone condizioni mezzi, servizi e assistenza ma ha anche ritirato le nostre produzioni con garanzia di pagamento certo. Non voglio riprendere le polemiche della fusione con Bologna e Modena, che ci hanno visti decisamente contrari, e non voglio recitare la parte di chi dice che avevamo ragione e avevamo previsto tutto, anche se lo pensiamo. Dobbiamo guardare al futuro - prosegue Melioli- ma con tutta la buona volontà di questo mondo non siamo soddisfatti di come stanno andando le cose».
Dopo due anni di gestione “post fusione” lo scenario che si presenta sulla provincia di Reggio è il seguente: prossima chiusura della storica sede di Via Manfredi (entro giugno 2014), 30 dei 40 dipendenti reggiani fatti traslocare tra Castelfranco Emilia e Bologna, chiusura del laboratorio di Castelnovo Sotto, ipotesi di riduzione delle agenzie. «Qui il campanilismo non c’entra niente, parlano i fatti e i numeri» aggiunge Melioli: «E’ ancora troppo presto per vedere i benefici della fusione? Può darsi, e non voglio essere io a tirare le prime somme. Vorrei che fossero gli agricoltori, nelle prossime assemblee del consorzio, a dire se la fusione ha portato reali vantaggi nelle loro aziende, se rispetto a due anni fa il consorzio vende a prezzi più concorrenziali, se sono migliorate le condizioni commerciali e la qualità dei prodotti, se dai contatti con dipendenti e agenti hanno la sensazione di una migliorata organizzazione ed efficacia del servizio, se oggi più di ieri hanno la percezione di un consorzio in grado di garantire il pagamento dei prodotti ritirati».