«I reggiani, una incredibile passione per il Quartetto»
Lorenzo Fasolo è il responsabile artistico del Concorso Borciani «Ho abbassato l’età complessiva dei Quartetti in gara: non più di 120 anni»
Sostanziali novità, caratterizzano la decima edizione del Concorso Internazionale per quartetto d'archi Premio Paolo Borciani. Riguardano il regolamento, il limite d'età, il repertorio e i premi. Nuovo anche è il responsabile artistico, Lorenzo Fasolo, che vanta un curriculum di tutto rispetto dove emerge l'incarico di direttore artistico di Ferrara Musica, negli anni in cui la presenza di Claudio Abbado voleva dire diversi concerti ed opere. Si è insediato l'anno scorso, soltanto qualche mese prima del Festival per Quartetto, riuscendo in poco tempo a realizzare una manifestazione con artisti importanti e programmi di spessore che sono piaciuti al pubblico reggiano, esigente in fatto di quartetto. Fasolo stesso ebbe a definire “fuori dal comune la passione per questa forma musicale dei cittadini di Reggio Emilia e delle sue istituzioni, che partecipano e seguono con entusiasmo collaborativo – caso unico in Italia – le manifestazioni pensate per mantenere vitale e attiva l'attenzione su questo prezioso modo del far musica”.
Tra i cambiamenti del regolamento vi è l'abbassamento dell'età complessiva dei quattro musicisti, da 128 a 120 anni. «Ciò fa emergere giovani di straordinario talento. Ed è bene per un concorso come questo – spiega Lorenzo Fasolo – un meccanismo molto complesso che costituisce una prova assai impegnativa per tutti i partecipanti, soprattutto nella continuità della resa».
A partire da questa edizione, non viene più commissionato il brano contemporaneo
«E' vero, ma come terza prova si contempla l'esecuzione obbligatoria di un brano contemporaneo scelto da una terna, così i candidati lo studiano con un tempo congruo, parimenti alle altre musiche. A questo proposito, in ordine al repertorio da portare, dato che era sterminato l'ho ridotto e inoltre per le preselezioni ho organizzato una commissione vera e propria con Bruno Canino, il sottoscritto e il violoncellista del Quartetto di Cremona».
E i cambiamenti a proposito dei premi?
«Oltre al ripristino dei tre premi e all'ampliamento della tournée organizzata con la preziosissima cooperazione di Patrizia Garrasi, vorrei sottolineare per il quartetto vincitore la settimana di residenza in città, con preciso compito formativo. Mi piacerebbe realizzarla all'Istituto Peri in nome di uno scambio produttivo e della collaborazione tra i vari enti, essenziale per iniziative come questa».
Ciò sembra si evinca anche dalla manifestazione introduttiva del Concorso.
«E' stato giusto, come preludio al Concorso, mettere in risalto due realtà musicali di giovani come la Scuola di Fiesole, un'istituzione legata a uno dei componenti del Quartetto Italiano, e la scuola di quartetto dell'Istituto Peri: quando ne ho parlato con i due direttori, Andrea Lucchesini e Maurizio Ferrari, sono stati entusiasti».
Nella giuria emerge un nome su tutti, quello di Martha Argerich: cosa le ha detto quando l'ha chiamata?
«L'ho coinvolta in quanto grandissima musicista, ed il mondo del quartetto è così gigantesco. Comunque è rimasta sorpresa, “Non è il mio strumento”, ha detto. Ma si tratta di musica, ho risposto, e la musica per quartetti come sai è una delle espressioni più intense. Va bene, ha poi detto “mi studierò il repertorio”. Per quanto riguarda gli altri giurati Kikuei Ikeda, violinista del Quartetto di Tokyo, è una personalità stupenda, come Heime Mueller, violinista che con il Quartetto Artemis vinse l'edizione 1997 del Premio Paolo Borciani, quindi Simone Gramaglia e Enrico Bronzi».
Ha avuto modo di ascoltare dal vivo il Quartetto Italiano?
«In due occasioni a Venezia è mi ha incantato. Anche adesso mi chiedo se forse il nostro paese fosse migliore qualche anno fa, diversamente questo fiore non sarebbe nato».
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