Gazzetta di Reggio

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Pedofilia: la nipotina accusa il nonno

di Tiziano Soresina
Pedofilia: la nipotina accusa il nonno

San Polo, la bimba di 10 anni si è confidata con l’amica e la maestra. Il 76enne nega ma ora non può avvicinare la minore

24 maggio 2014
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SAN POLO. La bambina ha dieci anni. Ha dentro di sè un pesante fardello, ma solo a scuola, con un’amichetta, riesce a confidarsi e quelle parole saranno poi “girate” alla maestra: è l’inizio di una vicenda scabrosa, perché quanto raccontato dalla bimba finisce in un’inchiesta per atti pedofili.

E ciò che sconcerta di più è che l’atto sessuale – a quanto pare circoscrivibile ad un solo episodio – sarebbe stato compiuto dal nonno a San Polo, dove il 76enne vive.

E’ l’inizio-shock di una storia a dir poco delicata, maturata nel dicembre scorso ma che solo ieri è “filtrata” in tribunale a Reggio.

L’inchiesta si era subito sviluppata a Parma, in quanto la nipotina al centro di quelle squallide “attenzioni” risiede al di là dell’Enza.

Se ne sono occupati i carabinieri, coordinati dal pm Lucia Russo (magistrato che ha lavorato per anni a Reggio, seguendo importanti inchieste) e il nonno, ritenuto pericoloso, era finito agli arresti domiciliari.

Poi gli atti, per competenza territoriale, sono finiti in procura a Reggio (l’odioso episodio sarebbe avvenuto a San Polo) ed ora se ne sta occupando il pm Piera Giannusa.

La misura restrittiva, dal 18 marzo, è cambiata: il 76enne (che ha seri problemi di salute) non può avvicinarsi ai luoghi (l’abitazione, la scuola) frequentati dalla nipotina.

Comparso davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, il nonno – difeso d’ufficio dall’avvocatessa parmense Elisabetta Panozzo – ha negato. Dice di non aver fatto nulla, ma gli accertamenti già eseguiti dalla procura, tramite un neuropsichiatra infantile, hanno rafforzato l’accusa: la nipotina è stata giudicata attendibile, anche se ha alzato una “barriera” sulla vicenda, che per il consulente è legata alla scabrosità di quanto avrebbe vissuto.

Presto, però, la bambina sarà sentita in forma protetta nell’ambito di un incidente probatorio: una “mossa” per cristallizzare il racconto della minorenne che, come prova, sarà utilizzato nel processo in cui facilmente troveranno sbocco le indagini. All’incidente probatorio potrà partecipare anche un consulente nominato dall’indagato.

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