Gazzetta di Reggio

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Morto in moto, l’addio di amici e parenti

Morto in moto, l’addio di amici e parenti

Novellara: ieri mattina i funerali di Gurminder Singh nel tempio Sikh con una preghiera collettiva

25 maggio 2014
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NOVELLARA. In tanti, ieri mattina, si sono stretti attorno alla famiglia del giovane Gurminder Singh, nel tempio Sikh di via Baldini a Novellara; per l’ultimo saluto allo sfortunato ventiduenne di Campagnola morto la sera del 15 maggio in un incidente stradale in via Prampolini, mentre tornava a casa dal lavoro a bordo della sua Kawasaki 740.

La salma è stata dapprima trasferita dalla camera mortuaria del cimitero di Novellara all’abitazione di via San Bernardino a Campagnola, dove il giovane viveva con la mamma Kamaljit, il padre Gurdip e il fratello Inderjt, maggiore di tre anni. Dopo una breve sosta, il carro funebre, accompagnato da familiari e parenti, ha trasportato il feretro nell'area antistante il tempio.

Ad aspettarlo, all’interno e all’esterno del recinto c’erano numerosi amici e parenti, i compagni della squadra amatoriale di basket di Campagnola, i compagni di lavoro. La cerimonia funebre è consistita in una breve preghiera collettiva davanti al feretro. I Sikh credono nella reincarnazione e la preghiera dovrebbe servire, nella loro credenza, ad aiutare l’anima a rompere il ciclo delle rinascite per ritornare definitivamente a Dio.

Sono intervenuti, con una breve discorso di saluto, una rappresentante del suo datore di lavoro e un giovane a nome degli amici. Poi tutti si sono stretti attorno alla bara in un silenzio commosso, lacerato dal pianto disperato della madre, che ha avuto anche un breve mancamento. Al termine della semplice e toccante esequie, la salma è stata trasportata a Mantova per la cremazione. Gurminder è nato in Bangladesh ed era arrivato in Italia, con i genitori e il fratello, da piccolo, quando aveva quattro anni. Ha frequentato la scuola dell’obbligo a Campagnola. Si è diplomato all’istituto professionale di Correggio e lavorava come disegnatore presso una ditta di Brescello. Di carattere allegro e solare, aveva due passioni: la motocicletta e il basket.

La prima lo ha ucciso, portandolo a schiantarsi contro un’auto in manovra a poca distanza da casa.

Vittorio Ariosi