Gazzetta di Reggio

Reggio

Amici dei Musei: lo scempio dei murales

Dopo la lotta contro i funghi ora ad essere messo sotto accusa è «il colpo di mano autorizzato dei writers in via Malta»

26 maggio 2014
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REGGIO EMILIA

Dopo avere strenuamente lottato contro i “funghi” e gli “stravolgimenti” che incombevano su Palazzo San Francesco, e avere in queste settimane riconosciuto il valore dell’opera svolta da Italo Rota, gli Amici dei Musei Civici tornano in versione “Amici della Biblioteca Panizzi”. Questa volta, infatti, a sollevare la loro indignazione non sono i funghi davanti ai Musei quanto il murales realizzato in via Malta su un lato della biblioteca.

«Come Amici dei Musei Civici - spiegano - siamo felici di aver potuto constatare che tutti gli stravolgimenti più gravi che incombevano su Palazzo San Francesco sono stati cassati (almeno per ora) dal progetto Rota. Dai funghi metallici all'assurdo ingresso seminterrato ai riallestimenti-disneyland. E non mancheremo di far sentire la nostra voce qualora la futura Amministrazione comunale volesse ritornare a cavalcare quelle proposte improbabili, obsolete e dispendiose. Ma davanti al fatto gravissimo avvenuto solo pochi giorni fa, e per diretto impulso dell'Amministrazione ci chiediamo: non sarà il caso che gli Amici dei Musei Civici diventino al più presto anche Amici della Biblioteca Panizzi?». Questo il punto: «In via Malta, su un lato dello storico palazzo sede della Panizzi - continuano gli Amici dei Musei - un gruppo di writers debitamente autorizzati (?) ha realizzato a tempo di record un murale che, secondo quanto affermano gli illustri committenti, dovrebbe invogliare il pubblico giovanile ad una maggior frequentazione della biblioteca. Il colpo di mano ha francamente dell'incredibile, e tanto più per lo squallore dei risultati estetici: un pezzo di muro di Gaza o di Nicosia (non diciamo di Berlino, altrimenti gli illustri committenti potrebbero montarsi la testa) paracadutato in un centro storico della pianura padana. Le domande che sorgono sono troppe, ma almeno quattro vorremmo porle subito». Ed ecco nel dettaglio le osservazioni: «Come si può pensare che le gigantografie (ottime per il Mapei Stadium) di alcune personalità della cultura reggiana, bastino a riscattare la monotonia di una “street-art” che ormai da decenni è di casa in ogni scalo ferroviario, in ogni industria in disuso, in ogni cavalcavia o sottopasso? In che modo si può irridere all'impegno di quanti - dai massimi dirigenti ai lavoratori precari che assicurano il servizio di prestito - fanno funzionare al meglio un'istituzione efficiente come la Panizzi, e lasciare intendere che una simile sciatteria possa migliorarne la visibilità? Come si può essere a tal punto noncuranti della città e dei cittadini che assistono a questo nuovo scempio e, al tempo stesso, rivestire un ruolo di amministratori, scelti in base a principi di legalità, democrazia e convivenza civile?Cosa fanno gli organi preposti alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico e storico, a cominciare dalla Soprintendenza?».

Domande che attendono risposte. Con la discriminante che, se i funghi erano un progetto, il murales è qualcosa di più.