Gazzetta di Reggio

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Banda degli smartphone, preso il terzo complice

Banda degli smartphone, preso il terzo complice

Con gli altri due uomini arrestati la settimana scorsa ha compiuto diverse rapine in zona stazione a danni di passanti, per lo più stranieri Con le botte e le minacce i tre si facevano consegnare i telefonini e poi fuggivano. Fondamentali le telecamere di videosorveglianza

26 maggio 2014
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REGGIO

È Anis Jouini, cittadino tunisino 33enne senza fissa dimora, il terzo complice della banda che rubava gli smartphone in via Turri. L’uomo è stato identificato e rintracciato e ora si trova in carcere. Ha raggiunto gli altri suoi due complici, arrestati la settimana scorsa: Lassan Ghodbenne, cittadino tunisino 35enne, e Gian Luca Elmelki, nato a Torino 24enne. I fatti risalgono al 17 maggio scorso. A riferirli è stato un 35enne cittadino egiziano che si presentò in caserma denunciando come poco prima in via IV Novembre, mentre si trovava in compagnia di un amico, fosse stato avvicinato da tre giovani. Con la pretestuosa richiesta di una sigaretta, era stato circondato, preso a botte e poi minacciato con una lamette per rapinarlo del cellulare. Le immagini del sistema di videosorveglianza cittadino, pur non avendo ripreso il grave episodio denunciato, avevano però documentato un’altra brutale aggressione (che non era stata denunciata però) ad opera di tre sconosciuti che per descrizione ed abiti indossati risultarono essere gli stessi della rapina subita dal 35enne. Nel corso delle ricerche, e a ridosso dell’accaduto i carabinieri in zona stazione riuscirono a rintracciarne due. Il più giovane era stato trovato in possesso anche del Samsung SIII 4G rapinato al 35enne. Lo smartphone fu restituito al legittimo proprietario. Le indagini, però, erano tutt'altro che finite. I militari volevano trovare anche il terzo complice, ancora in fuga. Ma anche capire quante sono state le aggressioni a scopo di rapina messe a segno in zona stazione. Il sospetto è che ce ne possano essere altre e che non sono state denunciate dalle vittime. Per paura, magari. O perchè a essere presi di mira sono stati stranieri e non tutti probabilmente in regola con i permessi di soggiorno. E che dunque non si sono rivolti alle forze dell'ordine per paura di finire a loro volta nei guai per essere dei clandestini.

Da parte dei carabinieri, dunque, arriva l'appello a presentarsi nella caserma della stazione di corso Cairoli, lanciato alle vittime. In modo da poter ricostruire esattamente quanto commesso dai tre nel corso dell'ultimo periodo.