Gazzetta di Reggio

Reggio

A Strasburgo non ci va nessuno

A Strasburgo non ci va nessuno

I candidati di casa nostra non si sono nemmeno avvicinati all’ingresso in Parlamento

27 maggio 2014
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REGGIO. Anche a Reggio, città rossa per eccellenza, il risultato è storico. Neppure il vecchio Partito comunista era mai arrivato alle percentuali raggiunte dal Pd in queste elezioni europee: 56,13% nell'insieme della provincia, con punte del 63,94% a Campegine e del 62,9% a Castelnovo Sotto, 55,31% nel comune capoluogo. Per trovare un Pci al 52% bisogna risalire al lontano 1976, l'anno del quasi sorpasso sulla Democrazia Cristiana, quando il partito allora guidato da Enrico Berlinguer ottenne il migliore risultato della sua storia.

Fra i democratici reggiani lo stupore prevale sulla stessa soddisfazione, di fronte a un esito che nessuno s'aspettava. Tanto più che il trend nazionale di crescita esplosiva qui appare addirittura accentuato. L'anno scorso alle politiche il Pd era sceso al 40,94%, quasi dieci punti in meno rispetto al 2008. Chi poteva prevedere una rimonta di quasi sedici punti?

Come nel resto d'Italia, anche qui è speculare l'insuccesso del Movimento 5 Stelle, sceso in un anno dal 24,29% al 19,41%. Nello sprint finale Matteo Renzi ha bruciato Beppe Grillo, che è riuscito a perdere in pochi giorni milioni di voti che i sondaggi gli accreditavano.

Ha suscitato meno sorprese, tutto sommato, il flop di Forza Italia, che ha ottenuto, a livello provinciale, il 9,92%. Se si sommano il 2,11% conseguito dalla lista Nuovo centro destra-Unione di centro e il 2% di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, si arriva al 14,03%. L'insieme del centro destra, nel 2013, aveva totalizzato il 15,63%, cioè un punto e mezzo in più, sommando il 13,46% del Popolo della libertà con l'1,15% dell'Udc e l'1,02% di Fratelli d'Italia.

A livello nazionale, intanto, Tsipras esulta per avere ottenuto d'un soffio il quorum. A Reggio non s'è discostata da quel 4%, un risultato modesto per un territorio che ha una così forte tradizione di sinistra, addirittura inferiore alla somma degli esiti ottenuti l'anno scorso da Sinistra, ecologia e libertà (2,87%) e dalla lista Ingroia (2,07%).

In quanto alla Lega Nord, anche a Reggio si fa sentire la ripresa guidata da Matteo Salvini: rispetto al deprimente 2,48% del 2013 è assai confortante per il Carroccio nostrano il 4,32% ottenuto alle europee.

Tra le forze politiche, quindi, gli stati d'animo sono diversi. I candidati reggiani, invece, sono accomunati dalla delusione. Nessuno ha avuto un numero di preferenze sufficiente per entrare a Strasburgo. Per il partito democratico il problema non si poneva neppure, non avendone in lizza neppure uno, a parte Cécile Kyenge, che, pur essendo modenese d'adozione, ha lavorato a lungo a Reggio. L'ex-ministro dell'integrazione nel governo Letta ha totalizzato 92.846 preferenze nell'intera circoscrizione Nord-Est, conquistando un seggio a Strasburgo. Anche nella nostra provincia ha fatto il pieno: aggiudicandosene 6.546 s'è piazzata al terzo posto dopo Alessandra Moretti e Paolo De Castro.

Fra i reggiani Doc, tutti esclusi dal parlamento europeo, il più votato è Fabio Filippi, che nell'intera circoscrizione è arrivato settimo nella lista di Forza Italia con 10.540 preferenze. Nella nostra provincia, invece, ne ha ottenute 3.459, superando tutti gli altri candidati. Alessandro Marmiroli, in lista con i 5 Stelle, è arrivato 12esimo con 8.920 preferenze, di cui 2.525 raccolte in casa. Sono poco più che briciole, infine, i voti personali andati agli altri: nella lista "Io cambio Maie" 179 (di cui 47 a Reggio) sono andati ad Angelo Alessandri, 92 (di cui 73 a Reggio) a Matteo Iotti, 600 nella lista Scelta Europea (240 qui) a Matteo Riva, 85 (13 qui) a Tiziano Cucinella, nato a Reggio ma residente a Trieste.

Riva, consigliere regionale ex-Idv, è il più scoraggiato: «Il nosro – ammette – è un fallimento. La nostra proposta non ha trovato consenso. Abbiamo pagato la scelta fortemente europeista in un clima decisamente sfavorevole. Possiamo solo sperare di ripartire dal voto amministrativo. Nei prossimi giorni faremo il punto della situazione con la dirigenza nazionale».

Iotti, invece, si accontenta: «Per essere nati in dicembre abbiamo fatto abbastanza. Il nostro è un ottimo punto di partenza». Marmiroli non si dispera: «Il nostro risultato è inferiore alle aspettative, ma ci siano confermati come la seconda forza politica. Renzi dice di rappresentare la speranza, che però non è la mia. In quanto a Grillo, non credo che si debba addossare a lui la colpa del risultato insoddisfacente. Se esiste una responsabilità, la si deve attribuire a tutti i militanti. Nei prossimi giorni vedremo che cosa non ha funzionato».

Luciano Salsi