Caso-brogli, primi accertamenti della Digos
Il pm Chiesi, titolare dell’inchiesta, ipotizza un grave reato elettorale che prevede sino a 8 anni di cella
REGGIO EMILIA
Gli uomini della Digos già al lavoro coordinati dal sostituto procuratore Isabella Chiesi e l’apertura di un fascicolo in procura, al momento contro ignoti, ma con un’ipotesi di reato piuttosto pesante quanto a pena prevista, tratta dal testo unico delle leggi elettorali e successive modifiche.
Sono le novità più importanti sulle accuse di brogli in due seggi cittadini (il numero 7 di viale Montegrappa e il numero 149 di via Premuda) sollevate, tramite due denunce, dal Movimento 5 Stelle. Nel mirino degli inquirenti vi sono oltre una quarantina di schede (31 nel seggio 7, 13-14 nel seggio 149) con preferenze per due candidati del Pd al consiglio comunale (Salvatore Scarpino e Teresa Rivetti) che fanno sospettare la medesima calligrafia. Da provare se vi siano gli estremi del reato previsto dall’articolo 100 del testo unico delle leggi elettorali relativamente alla falsificazione o alterazione del risultato della votazione che prevede la reclusione da uno a sei anni, con aggravamento della pena da due a otto anni nel caso il fatto venga commesso da chi appartiene al seggio. E’ prevedibile che la prima “mossa” degli investigatori riguarderà la perizia calligrafica da effettuare sulle schede “incriminate”, per capire se quelle preferenze effettivamente siano riferibili ad un’unica mano. Nel seggio 149 le 13-14 preferenze dubbie sono state comunque assegnate, cosa che invece non è accaduta al seggio 7. Su quest’ultima mancata assegnazione il Pd ha presentato un reclamo all’ufficio comunale elettorale presieduto dal giudice Luca Ramponi. Un reclamo rimasto però lettera morta, in quanto in quella sede viene solo controllata la correttezza dei verbali e del conteggio di voti e preferenze, mentre le verifiche su presunte irregolarità nelle schede contestate al fine di essere riassegnate possono essere vagliate solo con un ricorso al Tar oppure davanti ad un giudice civile. Ma se ci si sposta dall’ambito amministrativo a quello penale, la magistratura può effettivamente intervenire sulle schede “incriminate” sequestrandole al fine di fare gli accertamenti necessari.
La vicenda viene ritenuta molto grave dai grillini che chiedono un intervento investigativo ad ampio raggio. «A questo punto – sottolinea la parlamentare Maria Edera Spadoni – chiedo che vengano controllate tutte le schede di tutti i seggi, affinché vengano esaminate per riscontrare anomalie simili. Non solo, porterò questo caso in Parlamento, facendo un adeguato atto parlamentare». «Il caso del seggio 7 – replica Mauro Vicini, segretario cittadino del Pd – rischia di offuscare una vittoria cristallina del Pd e dispiace, non per gli esiti sul risultato elettorale (su cui non influisce minimamente), ma per la grande generosità profusa dai candidati e dal partito in questo lungo periodo elettorale. Spetta agli organismi preposti acclarare i fatti e se vi siano state responsabilità personali e limiti di vigilanza. Sono convinto – conclude – che non esistano coinvolgimento e responsabilità personali dei consiglieri Pd eletti, cui va l'apprezzamento per l'impegno profuso e per il successo personale ottenuto».