Gazzetta di Reggio

Reggio

Tangenti al Policlinico, 63 indagati. Azienda reggiana perquisita

di Carlo Gregori
Tangenti al Policlinico, 63 indagati. Azienda reggiana perquisita

Nel mirino l’ex direttore generale Cencetti e la moglie. Mazzette per appalti e forniture.

29 maggio 2014
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MODENA.

Il Policlinico di Modena finisce ancora una volta al centro di una grande inchiesta giudiziaria su appalti e tangenti tra il 2007 e la fine del 2011, quando direttore generale era Stefano Cencetti . E proprio Cencetti è al centro di questo caso che vede 63 indagati - tra professionisti, dirigenti pubblici e manager di aziende - per una serie di gravissimi reati che ruotano attorno a un’ipotesi di corruzione a tutto campo su opere e appalti: genericamente, le notifiche che ben 70 carabinieri dei Nas hanno consegnato ieri riguardavano associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, riciclaggio. Dietro questo impianto accusatorio, seguito da due pm di Modena, Niccolini e Mazzei, «un collaudato sistema di tangenti per l’acquisto di strumentazioni mediche e per l’affidamento di lavori al Policlinico». Come detto, l’indagine punta i riflettori sulla direzione Cencetti; al contrario, è per ora escluso ogni coinvolgimento dell’attuale direzione generale della dottoressa Licia Petropulacos e del suo staff, che risultano estranei. Ieri mattina i Nas di Parma, che hanno condotto le indagini coordinati dalla Procura di Modena, hanno dato esecuzione in 16 province di otto regioni italiane a 24 misure cautelari reali. In altre parole, hanno posto sotto sequestro preventivo d’urgenza i conti correnti e beni riconducibili all’ex direttore generale Cencetti a sua moglie e ai suoi più stretti collaboratori dell’epoca nonché ad altre figure coinvolte nell’ipotesi di tangenti e corruzione. Decine le perquisizioni tra le quali, ieri una anche nei confronti di un’azienda di Reggio.

Da quanto riferito dai Nas, si desume che l’inchiesta riguarda un numero imprecisato di procedure giudicate irregolari per l’affidamento di alcuni appalti, quasi tutti senza gara, dal 2007 alla fine del 2011. L’indagine è nata come una costola di quella dedicata alla Cardiologia (la segue lo stesso pm, Marco Niccolini) ma si interessa di questioni strettamente amministrative: a quanto si sa, né la professoressa Maria Grazia Modena nè altri medici ospedalieri sono coinvolti. La lente d’ingrandimento investigativa è stata puntata per almeno due anni - da quando i Nas hanno acquisito materiale della direzione con la piena collaborazione della Petropulacos e del suo staff - su alcuni settori di spesa nei quali sono emersi atti frutto di decisioni che secondo i Nas, erano «coscientemente diretti a procurare indebitamente vantaggi patrimoniali nei rapporti con i privati, contraenti della pubblica amministrazione». I Nas hanno acquisito un’ingente mole di carte riguardanti l’assegnazione di appalti con grandi gruppi imprenditoriali del settore edile e anche dei servizi. Si tratta di consorzi di imprese aggiudicatarie di commesse anche pluriennali (non si sa, però, se è compreso il cosiddetto Appaltone di Cencetti del 2008) e anche di ingente valore per conto del Policlinico e anche le imprese che erano designate all’esecuzione. La seconda rete individuata dalle indagine riguarda appalti per forniture e servizi che riguardano strettamente l’assistenza della struttura ospedaliera; in altre parole appalti che riguardano il settore biomedicale. Per il settore edile, se è da escludere categoricamente ogni lavoro fatto dopo il terremoto del 2012, l’attenzione invece è diretta anche sulla cosiddetta “buca”, lo scavo enorme fatto nello spiazzo dietro il bar del policlinico che Cencetti volle per collocare alcuni reparti durante i lavori di ristrutturazione e quindi farne dei laboratori. Buca che oggi è diventata un cratere di fango e un fardello finanziario. I Nas hanno ricostruito così in due anni un sistema di dazioni di denaro. Parallelamente la guardia di fiananza ha condotto indagini patrimoniali sugli indagati. Gli esiti delle due indagini sono stati incrociati dai pm dando riscontri.

È emerso che le tangenti non passavano certo attraverso bustarelle, ma attraverso un sofisticato sistema di transazioni con una parvenza di legittimità. Il denaro di aziende private corruttrici convogliava su accrediti in conti correnti che facevano capo ad enti collegati ad alcuni dei principali indagati e avevano come “oggetto sociale” l’organizzazioni di servizi che apparentemente dovevano servire alla divulgazione e alla promozione scientifica. In questo caso l’attenzione si è spostata su tre società, ora sottoposte a perquisizione, che secondo i magistrati erano riconducibili a Cencetti e altri indagati. Una onlus della provincia di Modena sarebbe uno dei punti chiave dell’indagine. Quanto ai denari girati per servizi di divulgazione scientifica, venivano giustificati con l’organizzazione di convegni per la sponsorizzazione di enti no profit oppure “provider in servizi strumentali” (concetto poco chiaro) ad attività scientifiche e di ricerca. Per arrivare a quello che viene diefinito un sistema di riciclaggio del denaro frutto di corruzione e abusi d’ufficio si era creata una rete di società e enti che “collaboravano” attivamente in questo senso. I Nas sostengono inoltre che questo giro di denaro finiva per passare dai conti correnti a un giro di false fatturazioni per essere trasferito su un conto corrente del poliambulatorio della moglie di uno degli indagati. I sequestri preventivi, finalizzati a confisca, ammontano a un milione e mezzo di euro. Ora la parola passa al Gip. Resta un aspetto da capire: le implicazioni giudiziarie riguardanti coloro che vengono definiti “pubblici amministratori”.

Si tratta di un livello del quale non si sa ancora nulla. Non è noto ad esempio se ci sono indagati in Regione, in particolare all’assessorato alla Sanità, tra chi all’epoca della direzione Cencetti era il referenti bolognese. E qualora risultasse un coinvolgimento, è ancora difficile ipotizzare quale ruolo abbi avuto in questa torbida vicenda e quindi di quale reato potrebbe essere indagato il pubblico amministratore sottoposto a indagine.