Gazzetta di Reggio

Reggio

L’ultimo dono di Priama, le sue cornee

di Andrea Mastrangelo
L’ultimo dono di Priama, le sue cornee

Oggi il funerale a Coviolo. La pacifista cinta dai colori arcobaleno, appoggiata sul feretro la bandiera del Partito comunista

30 maggio 2014
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Sapeva che la vita le aveva accordato ancora poco tempo e per questo negli ultimi giorni aveva organizzato la cerimonia del proprio commiato, come lei la voleva, senza fronzoli ma con alcuni concetti ben chiari. Priama Gelati era una donna di sinistra, una pacifista convinta, una che comunque stava dalla parte del più debole, a qualsiasi costo. Il suo funerale verrà celebrato questa mattina alle 9, l’ora in cui il feretro lascerà la camera ardente del Santa Maria per andare al cimitero di Coviolo.

All’obitorio ieri gli abbracci ai figli si sono accavallati a una marea di ricordi. Priama Gelati era una donna che aveva molto vissuto, e della propria vita andava parecchio orgogliosa. Ai simboli di quest’esistenza in prima linea non ha voluto rinunciare nemmeno da morta. Sull’abito che lei stessa aveva scelto sono state appuntate tre spille: quella delle Donne in nero per la Palestina – il movimento nato con la Guerra del Golfo –, quella di Emergency e infine quella del Partito comunista. La bandiera stessa del Pci è stata posta sul feretro, ai suoi piedi. Attorno al corpo, un foulard con i colori dell’arcobaleno, simbolo del pacifismo internazionale. Dopo la fine del Partito comunista italiano, con la caduta delle ideologie, la nuova battaglia combattuta da Priama Gelati era appunto la pace, a qualsiasi livello. Se con le Donne in nero aveva combattuto per la pace nel mondo, nella vita di tutti i giorni lottava per la pace nelle famiglie, nel mondo del lavoro, fra i giovani. Un ruolo che viveva appieno nel quartiere popolare del quale incarnava l’essenza: via Compagnoni. Fra tante situazioni difficili, lei aveva cresciuto alla grande i suoi figli, rivestendo sempre e comunque il ruolo di mediatrice riconosciuta, dando coraggio a chi era in difficoltà, accogliendo chi non sapeva nemmeno in quale parte del mondo si trovava. Via Compagnoni era a tal punto la sua casa che dopo le recenti demolizioni aveva scelto di andare nell’ultimo appartamento pubblico rimasto fra i vecchi palazzi ancora in piedi. Quello era il suo posto, là voleva restare.

Gli ultimi anni non sono stati semplici. Priama Gelati si è trovata a combattere con un nemico diverso e subdolo, la malattia che l’aveva segnata profondamente nel fisico e che di recente l’aveva costretta a un ultimo, pesantissimo, ricovero in ospedale. E’ morta non senza lasciare un ultimo segno: la donazione delle cornee. Senza Priama Gelati, Reggio Emilia perde un simbolo e torna ad essere una città simile a tante altre. Purtroppo.