Crisi inesorabile: la Predieri Metalli è fallita
La drammatica parabola dell’azienda, fra vendite a picco, esuberi di personale e l’accusa di maxifrode che portò a una contestazione da 18 milioni
REGGIO EMILIA
La drammatica parabola della Predieri Metalli – che produce e commercializza laminati in alluminio – si è conclusa con la sentenza del tribunale che ne ha dichiarato il fallimento: già nominato il curatore (Nicola Filippo Fontanesi), in via di completamento il deposito di bilanci, scritture contabili, l’elenco dei creditori e dei rispettivi crediti. A novembre il primo “passaggio” davanti al giudice fallimentare per l’esame dello stato passivo.
L’ultimo anno è stato davvero difficile per la ditta di via Ferraroni. Nel giugno scorso l’azienda aveva dichiarato 21 esuberi su 32 dipendenti, sulla scia di vendite che erano scese del 50% nel giro di dodici mesi (il giro d’affari si era comunque ridotto a 84 milioni di euro già nel 2011). Quattro mesi dopo – cioè nell’ottobre 2013 – era arrivata una nuova mossa, puntando su un concordato che preludeva ad un accordo di ristrutturazione del debito per poter garantire la continuità dell’attività. Tutto ciò con il perdurare della crisi di mercato e, soprattutto, a causa di un contenzioso fiscale da 18 milioni di euro. La lite col fisco era terminata con l’adesione da parte dell’azienda all’accertamento, concluso con il versamento di 15 milioni di euro, buona parte dilazionati nel tempo. Un impasse della ditta su cui ha anche un peso l’inchiesta sulla maxifrode dell’acciaio che, secondo gli inquirenti, ha Massimo Ciancimino al vertice dell’organizzazione, ma vede accusati anche i tre vertici della Predieri Metalli (il rappresentante legale 84enne Remo Predieri, il consigliere 39enne Marco Predieri e il direttore commerciale 54enne Italo Fantuzzi).
La procura di Ferrara, titolare dell’inchiesta, fa riferimento agli anni d’imposta 2008 e 2009, in cui l’azienda non avrebbe indicato nelle dichiarazioni annuali Iva ben 20 milioni di euro. Per competenza territoriale, ora gli atti dell’inchiesta sono giunti in procura a Reggio.