L’ultimo omaggio di Priama alla città
In una lettera letta dalla figlia Barbara il testamento spirituale. Alle esequie anche il sindaco Luca Vecchi
Le mondine avevano "delle belle e buone lingue", come urlavano con orgoglio intonando l'inno della lega socialista. Priama Gelati, che aveva lavorato da ragazza nelle risaie, non s'è lasciata imporre il silenzio neppure dalla morte. Alle centinaia di amici e compagni, intervenuti ieri mattina a Coviolo al suo funerale, ha parlato con un delicato e commovente messaggio di saluto letto dalla figlia Barbara, che l'aveva trovato nella busta chiusa lasciatale dalla madre insieme ai versi di Montale trascritti sul ricordino funebre: "Se un'ombra scorgete, non è un'ombra. Quella sono io. Potessi spiccarla da me, offrirvela in dono!". Il rito, celebrato in forma civile sotto il porticato del cimitero, s'è trasformato così nell'estrema continuazione del dialogo spontaneo, cordiale e affettuoso, che da sempre Priama sapeva intavolare con chiunque le si avvicinasse, fosse un'autorità o un ospite occasionale dell'ostello da lei gestito dopo il pensionamento. Hanno preso la parola liberamente quelli che volevano testimoniare l'umanità, la generosità e l'impegno civile della defunta. Marisa Giaroli, la scrittrice già membro del consiglio d'amministrazione di Aterballetto, ha ricordato la comune militanza nel movimento per la pace. Caroline Tobaty, parigina trasferita a Reggio, ha ricordato il caloroso incontro avuto nell'ostello con Priama, che contribuì a farle amare la nostra città: "Ho appena messo al mondo un bambino - ha detto - e avrei voluto farlo battezzare laicamente con un bacio sulla fronte da Priama". Adelmo Cervi ha lasciato un saluto personale. Anna Sala, che insieme a lei ha organizzato dagli anni Novanta le cene del Popolo giusto di Santa Croce, ha letto il ricordo di un altro storico abitante del quartiere in cui Priama era nata e vissuta fino alla sua demolizione, Carletto Cottafavi. Sono intervenuti, inoltre, un membro dell'associazione Città migrante e un'esponente del movimento femminile a cui lei diede un contributo prezioso di idee e iniziativa. Bastavano, però, la presenza delle Donne in nero, vestite come nelle manifestazioni per la pace al tempo della guerra del Golfo, e le tante sciarpe arcobaleno indossate dai partecipanti alle esequie, per dimostrare il segno che Priama ha lasciato nel movimento pacifista. Significativa anche la partecipazione di tanti esponenti del mondo cattolico, fra cui don Giuseppe Dossetti, don Daniele Simonazzi, don Eugenio Morlini, i rappresentanti della comunità di don Lorenzo Braglia e alcuni membri della famiglia Prodi. Fra i politici si segnalano il sindaco Luca Vecchi, Antonella Incerti, Antonio Bernardi, Eletta Bertani e Giordano Gasparini, ora direttore della biblioteca. L'Anpi, presente con il proprio vessillo portato da Angelo Barriani, ricorda con un messaggio del presidente Giacomo Notari e del segretario Antonio Zambonelli che Priama era in piazza coi dimostranti il 7 luglio 1960. Marco Corradi, presidente di Acer, ne attesta l'impegno civile nel quartiere Compagnoni. Non sono mancate le delegazioni del circolo Aq 16 e della Federazione anarchica. Priama ha voluto con sè nella bara le bandiere del Pci, della pace e della Palestina, insieme al libro di Antonio Canovi sul Popolo giusto.
Luciano Salsi