L’ex presidente: «Me ne vado con orgoglio»
Il governatore lascia dopo tre tornate per la condanna di “Terremerse”. E promette: farò ricorso
BOLOGNA. «Non voglio fare l'uomo di ferro e non voglio nascondere il mio dolore e la mia amarezza, non avrò mai nostalgia di una poltrona perché il problema non è in una poltrona». Se ne va con rammarico e in mezzo agli applausi Vasco Errani, presidente dimissionario dell’Emilia-Romagna, che ha salutato così, ieri, l'assemblea legislativa, rompendo il silenzio che durava dal giorno della sua condanna per l’inchiesta Terremese. «Voglio ringraziare per le testimonianze di solidarietà e di stima - ha detto - una testimonianza di affetto, in una politica che ha tanto e poca umanità: grazie per la grande umanità e l'affetto, sono cose importanti e che fanno bene soprattutto in momenti come questi. Che ho interpretato come un riconoscimento ad una esperienza che si è fatta apprezzare, per ciò che ha cercato di costruire».
Il commiato dopo 15 anni di presidenza è stato celebrato davanti ad un pubblico record giunto in assemblea per l'ultimo discorso di Errani, che ha annunciato un ricorso in Cassazione. Un discorso di 35 minuti, nel quale si è rivolto a consiglieri e assessori, ma anche ai tanti presenti, il consigliere reggiano Beppe Pagani e i sindaci del cratere del terremoto, per la cui ricostruzione Errani era commissario straordinario. «I successori di Errani erediteranno una grande storia, che dovranno sapere interpretare con politiche innovative per rispondere al grande cambiamento che ci sta avvolgendo» ha detto Pagani.
Errani ha rotto il silenzio, che durava dal giorno della sua condanna in appello, senza cravatta, avvalendosi di appunti scritti a mano e resistendo alla commozione. Nel suo discorso finale si è rivolto a tutta la società emiliano-romagnola ricordando il suo operato: dall’insistenza sul riformismo a quello per il welfare di comunità, fino all'antipatia, sempre ribadita, per espressioni come “modello emiliano” e “governatore”.