Gazzetta di Reggio

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Due reggiane in lizza per rilevare lo storico marchio Dallari

di Elisa Pederzoli
Due reggiane in lizza per rilevare lo storico marchio Dallari

Dopo il fallimento dell’azienda di Fabbrico, sono in corso le contrattazioni per l’acquisto: archiviato il primo bando andato deserto, si torna a fare il nome della Cabrioni

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FABBRICO (REGGIO EMILIA). Potrebbe “rinascere” e rimanere reggiano lo storico marchio del pastificio Dallari di Fabbrico. Dopo che il primo termine per le proposte di acquisto, lo scorso mese di maggio, era andato deserto, le novità delle ultime settimane parlano di almeno due società interessate a comprare marchio e stabilimenti: entrambe sono di casa.

La prima, è la Cabrioni Alimentari di Carpineti che già lo scorso anno si era fatta avanti per la Dallari.

Mentre all’orizzonte si profilava la strada del concordato preventivo, infatti, l’azienda si era proposta per affittare lo stabilimento di Fabbrico nella prospettiva di arrivare al rilevamento dell’azienda. Un’operazione, però, che sin da subito aveva trovato più di una difficoltà, compresa la questione dei dipendenti: i sindacati, infatti, chiedevano che fossero garantiti i posti di lavoro e l’accordo sembrava difficoltoso. A stroncare il “sogno” di una rinascita della Dallari senza arrivare al fallimento, però, era stata la sentenza del tribunale di Reggio che, dopo il no un po’ a sorpresa al concordato preventivo formulato dal giudice Giovanni Fanticini, aveva infine emesso sentenza di fallimento.

Reggiana è anche l’altra azienda interessata all’acquisto del marchio e dello stabilimento e per il quale attualmente sono in corso incontri e trattative con il curatore fallimentare, il dottor Giovanni Crotti.

A essere in vendita sono tutti gli impianti per la produzione di pasta secca all'uovo, attualmente ospitati nello stabilimento di Fabbrico e in quello di Marmirolo. In vendita, però, non ci sono gli immobili: per quello reggiano, infatti, è prevista l’opzione dell’affito, mentre quello mantovano è già in locazione e sino al maggio del prossimo anno.

Il solo valore del marchio – fondato nel 1947 – a maggio era stato quantificato in 683mila euro. Complessivamente, il prezzo proposto doveva essere pari o superiore a base di vendita di un milione e mezzo.

Se non si arriverà a un accordo nelle prossime settimane, a settembre potrebbe essere nuovamente aperto un bando per la vendita. Con vincoli, ovviamente, più bassi. Non resta che attendere.