Gazzetta di Reggio

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«Gerardi è stato ucciso» La vendetta dei Narcos

di Carlo Gregori
«Gerardi è stato ucciso» La vendetta dei Narcos

Bruno fu arrestato con il fratello Elio, direttore tecnico di una azienda di forni I magistrati: forse “eliminato” per una partita di mezza tonnellata di cocaina

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CASTELLARANO. Ufficialmente irreperibile. Morto, probabilmente. Forse assassinato dai Narcos messicani, con i quali lavorava, in un regolamento di conti per la partita da 424 chili di cocaina sequestrata dall'Antimafia di Palermo. Forse "eliminato" dai Narcos colombiani per una vecchia partita da 1,2 tonnellate di cocaina imbarcata al porto di Barraquilla. Sono le due ipotesi sulla sparizione di Bruno Gerardi - modenese classe 1968, commerciante di attrezzature per l'industria ceramica e residente a San Pedro di Monterrey - esposte nell'ordinanza del gip di Palermo Agostino Gristina sull'Operazione "Monterrey 2", firmata nel 2012 per 34 ordini di cattura (anche internazionali) e resa nota solo l'altro giorno con l'arresto del latitante casertano Vincenzo Paone a Città del Messico. Bruno Gerardi era ricercato; la polizia gli stava alle calcagna da quando stava mediando tra il Cartello di Monterrey e il casertano che operava in contatto con emissari di alcune famiglie mafiose palermitane. Nessuno ha avuto sue notizie. E anzi ora emerge la storia atroce di un sospetto che non si è mai materializzato proprio perché il modenese è sparito nel nulla.

Tutto prende le mosse il 22 luglio 2006. Sono suoi ospiti a Modena tre esponenti dei Narcos di Monterrey venuti per controllare il buon esito del trasporto della mezza tonnellata di cocaina nascosta in uno dei suoi altoforni spedito con il fratello Elio (industriale modenese, direttore tecnico di una azienda di fabbricazione forni e cementifici a Castellarano, poi arrestato): è "El Gordito" Valenzuela Ochoa, "Raoul" Alvarez e Arturo Mora Mondrgon. Alloggiano in alberghi di lusso in centro e in un appartamento in via Vignolese. Sono arrivati a Modena per visionare un capannone affittato a Carpi dove, secondo i loro piani, finirà l'altoforno in arrivo e verrà smontato per recuperare tutta la cocaina. Modena è anche la città delle grandi manovre in vista dell'affare: la vendita del carico, possibilmente in grandi pezzature, e un ingente guadagno per Bruno Gerardi, come ipotizza la procura di Palermo. I 3 messicani si incontrano con Bruno Gerardi e Paone in varie occasioni: una cena in un locale sulla Vignolese e ai tavolini di due bar in centro. Ma quando si apprende che il carico è stato deviato per errore al porto di Anversa (Belgio), i messicani cominciano a sospettare di Gerardi: temono che faccia il doppio gioco. Quando il 27 luglio il tir viene fermato sulla A1 vicino a Terni e sequestrato, il carico è totalmente compromesso: ora la droga è in mano alla Dda che dà ordine di proseguire le indagini nell'ombra. Un colpo durissimo per tutti. I messicani lasciano intendere che il responsabile del fallimento è Bruno Gerardi. L'imprenditore modenese torna in Messico. Passa il tempo e il 22 agosto il fratello Elio si preoccupa seriamente perché non lo rintraccia più. La moglie dello scomparso gli racconta che alcuni lo stavano aspettando dal giorno prima e che non rispondeva più al telefono. Bruno aveva una pistola e una mitraglietta a casa, ma non le ha usate: è accaduto qualcosa. Il fratello decide di ingaggiare un poliziotto messicano per ottenere notizie dalle indagini, ma la sera successiva in una telefonata intercettata si lascia scappare il timore che lo abbiamo ucciso, dopo aver saputo che qualcuno era entrato nella sua casa facendo scattare l'allarme. D'altra parte, in Messico i tg aveva dato la notizia del carico sequestrato in Italia, dei fratelli modenesi e dei tre trafficanti di Monterrey. Una reazione dei boss mafiosi messicani diventa prevedibile. Il fratello ingaggia così un'agenzia di investigazioni private messicana per trovare al più presto tracce dello scomparso. E intanto inizia a discutere con i suoi contatti più intimi su chi potrebbe averlo sequestrato o ucciso. La Procura palermitana sottolinea come sia prassi per i Narcos corrompere poliziotti ed eseguire sentenze di morte per chi ha sbagliato. Questo sarebbe lo scenario possibile della sparizione di Bruno Gerardi. Tant'è che nell'ordinanza del giudice si ricorda anche che la mafia messicana è solita far sparire il cadavere dopo la punizione cementandolo dentro bidoni che vengono interrati (ma in questo caso non si ha alcun indizio che sia davvero avvenuto così). La moglie di Bruno si lascia andare a una confidenza importante: è preoccupata per «la presenza di alcuni soggetti colombiani giunti in Italia con l'evidente intento di verificare che il carico giungesse a destinazione senza alcun intoppo». L'antimafia capisce così che qualcosa era andato storto in passato. Forse il carico di Barraquilla nascosto in alcuni forni a gas ha avuto successivi problemi. Anche se formalmente il mandato di cattura nei suoi confronti è ancora valido, di Bruno Gerardi non c’è traccia.

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