«Voglio aiutare la famiglia coi conti postali bloccati»
Casalgrande, alcuni cittadini si mobilitano: «Pronti a dare un aiuto economico» I soldi destinati al figlio tetraplegico non arrivano a causa di un pignoramento
CASALGRANDE. Non tarda a muoversi la generosità dei reggiani, dopo la storia raccontata ieri dalla Gazzetta sulle difficoltà di una famiglia di Casalgrande. A causa di affitti non pagati, sono stati bloccati i conti postali di marito e moglie, finendo però per coinvolgere anche il figlio, un ragazzo tetraplegico invalido al 100%. Il giovane ha un conto postale cointestato con la madre, su cui riceve gli assegni di cura, ora inaccessibili a causa del blocco.
«Ho letto quello che stanno vivendo quelle persone e mi piacerebbe poter aiutare questa famiglia. Sono cose che nel 2014 non dovrebbero succedere, mi piacerebbe dare un contributo», spiega una donna reggiana che chiede l’anonimato. E altre manifestazioni di interesse sono arrivate da Casalgrande, dove la situazione della famiglia in difficoltà – estremamente discreta – ha suscitato dispiacere e tristezza.
Alcuni cittadini vorrebbero a loro volta mobilitarsi per una raccolta fondi, o per capire come aiutare, se con donazioni, cibo o altro. Una bella dimostrazione di senso di comunità e di solidarietà dagli abitanti del nostro territorio, colpiti da una storia in cui i vincoli burocratici hanno aggiunto complessità e vincoli a una situazione già di suo complessa.
La famiglia in questione è composta dal marito italiano, con disabilità al 60% per seri problemi di udito, e dalla moglie rumena, in Italia da parecchi anni e poi raggiunta dal figlio, tetraplegico dalla nascita, avuto in Romania da una precedente relazione.
Fra il 2012 e il 2013, quando i vivevano a Scandiano, entrambi i coniugi hanno perso il lavoro, non riuscendo a pagare per alcuni mesi l’affitto alla padrona di casa. Quest’ultima ha deciso di intentare loro causa per ottenere il dovuto e i danni, per una cifra di 12mila euro.
Il Tribunale di Reggio, riconosciuti i diritti della ricorrente, ha ordinato il blocco dei conti correnti postali della coppia. In questo modo, però, è diventato inaccessibile il conto che la madre divide col figlio, su cui vengono versati l’accompagnamento e la pensione d’invalidità (circa 700 euro al mese totali) e l’assegno di cura bimestrale (sui mille euro). Nel frattempo, la famiglia ha trovato un accordo con la creditrice, alla quale – fino ad esaurimento del debito – verrà versato il 20% dello stipendio dell’uomo, che da poco ha trovato un nuovo lavoro. A quel punto, l’avvocato della padrona di casa ha scritto una lettera formale alle Poste, spiegando che il vincolo sul conto corrente co-intestato era da ritenersi caduto. Poste Italiane però non può togliere il blocco senza una comunicazione ufficiale in tal senso da parte del tribunale. L’udienza per la causa è fissata al 24 settembre, e quindi potrebbero passare altri due mesi, a meno che – da un lato o dall’altro – si riesca a sbrogliare la matassa burocratica.
Sul conto arrivano tutti i soldi ai quali il ragazzo ha diritto, necessari per acquistare i tanti medicinali prescritti, per il trasporto alle varie visite mediche e alle sedute terapeutiche cui deve sottoporsi.
«Non chiedo altro che i soldi di mio figlio – spiega la madre –. Noi abbiamo sbagliato, lo sappiamo, ma lui non ha alcuna colpa».
Adriano Arati
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