Registro delle unione gay: arriva il “no” della Curia
Reggio Emilia, il portavoce Tincani sulla mozione che Sel presenterà in consiglio: «A noi sta a cuore riaffermare la famiglia composta da un uomo e una donna»
REGGIO EMILIA. «Si vuole andare verso il riconoscimento di qualunque legame come fosse un legame familiare. Quello che sta a cuore a noi è riaffermare la famiglia, cioè l’unione tra uomo e la donna».
La mozione arriverà in consiglio comunale solo a settembre, dopo essere stata presentata nei giorni scorsi da Sel, firmata dalla consigliera Lucia Lusenti. Ma, dopo l’editoriale di domenica scorsa sul settimanale di Avvenire, “Bologna Sette”, anche la Curia reggiana prende posizione riguardo la trascrizione delle cosiddette unioni “same sex” contratte all’estero nel registro comunale dei matrimoni.
A farlo è Edoardo Tincani, capo ufficio stampa della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e portavoce del vescovo Massimo Camisasca, che prende spunto proprio dal dibattito nato sulle pagine del settimanale cattolico per affrontare l’argomento: «Si tratta di una politica dei piccoli passi che, come è stato rilevato anche su “Avvenire/Bologna7”, dal punto di vista pratico non ha conseguenze, ma dal punto di vista simbolico ne ha di molto forti», afferma Tincani.
Per il portavoce del vescovo Camisasca, «si vuole andare verso il riconoscimento di qualunque legame come fosse un legame familiare. Quello che sta a cuore a noi e a tante persone anche non credenti nella nostra società è di riaffermare la famiglia, cioè l’unione tra l’uomo e la donna, non come un istituto del passato, ma come un legame fondamentale per la società di oggi, che non lede i diritti di nessuno, ma che costituisce un luogo centrale di educazione per i figli e di formazione di rapporti umani per il bene di tutti».
A Reggio, la mozione era stata presentata da Sel nella prima settimana di luglio, proprio alla luce di quanto avvenuto a Bologna. Sotto alle due torri, infatti, in contemporanea con altre città italiane, il 28 giugno scorso era andato in scena il Bologna Pride, la festa con parata dell’orgoglio della comunità Lgbt, organizzato in occasione del 32esimo compleanno dello storico circolo bolognese Arcigay “il Cassero”.
Proprio in quella circostanza, il sindaco Virginio Merola aveva annunciato l’intenzione di trascrivere nel registro comunale dei matrimoni le unioni gay celebrate all’estero: un provvedimento sul quale non sono mancate sin da subito polemiche da parte degli esponenti cattolici bolognesi, per una disposizione – poi firmata da Merola il 21 luglio – che non ha effetti giuridici immediati in Italia, nè cambia lo stato civile degli interessati, ma rappresenta un riconoscimento delle coppie lesbiche e gay da parte dall’amministrazione bolognese, diventando operativa già dal prossimo 15 settembre.
Polemiche non sono mancate neanche qui a Reggio, dove secondo Sel sarebbero decine le coppie omosessuali che si sono recate all’estero per contrarre matrimonio. Un dibattito che ha fatto discutere anche in seno alla maggioranza in consiglio, divisa sull’opportunità o meno di adottare un provvedimento analogo a quello bolognese.
«Conosciamo le difficoltà che la vita familiare presenta e anche i casi di fallimento e anche le negatività presenti in talune situazioni familiari – conclude il portavoce del vescovo Camisasca – ma tutto questo non ci fa disconoscere il valore della famiglia, che anche la nostra stessa Costituzione ha riaffermato».