Grafene, l’esperienza dell’azienda Ghepi
La ditta di Cavriago, che si occupa di stampaggio, è stata tra le prime ad usare questo materiale
CAVRIAGO. L’azienda Ghepi di Cavriago è tra le prime in Italia ad applicare il grafene a polimeri termoplastici. Ottenuto dalla grafite - da cui tra l’altro nascono le mine delle nostre matite - sta dando dimostrazione di grandi prestazioni anche in settori come questo dove fino ad ora non era stato impiegato. Per capirne l’importanza, basti pensare che pure “Superquark”, la trasmissione condotta da Piero Angela, domani sera alle 21,20 su RaiUno manderà in onda un servizio dedicato proprio al grafene visto come materiale del futuro, con interventi del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Bologna. «E’ un materiale molto interessante» dice Mariacristina Gherpelli, amministratore delegato di Ghepi, azienda che si occupa di sviluppo progetti e stampaggio di materiali plastici dal 1972 e conta 45 dipendenti. «Lo utilizziamo da circa un anno - continua Gherpelli - attraverso un lavoro in team con il Laboratorio Mist E-R del Cnr di Bologna e le aziende Nevicolor di Luzzara e Pentachem di Rimini».
Il tutto è nato da un bando regionale su tematiche di ricerca fra cui è stato scelto lo “Studio di processi di funzionalizzazione del grafene come materiale abilitante per applicazioni meccaniche”. I risultati sono dovuti a caratteristiche molto particolari del grafene. Ovvero, «ha lo spessore di un atomo, un milione di volte più sottile di un capello, ha una conducibilità elettrica elevatissima e molto superiore al rame, quella termica è la più elevata mai misurata fino ad ora e migliore del diamante, poi è cento volte più resistente dell’acciaio». Ciò si traduce nella possibilità di «creare articoli con elevate resistenze meccaniche, ottima conduzione di calore ed elettricità». Viene definito il materiale delle meraviglie... «La nostra intenzione - conclude Gherpelli - è di continuare su questa strada, ecco perché stiamo lavorando alla stesura di un progetto su Horizon 2020 di respiro europeo. Questo ci ha portati ad assumere un giovane ricercatore e crediamo possa portare, in futuro, a fruttuosi scambi europei».
Cristina Fabbri