La sagra del kitsch tra pesci, compassi e Parmigiano Reggiano
Opere d’arte o alzate d’ingegno, sono ormai ovunque e sul web la discussione non smette di appassionare
REGGIO EMILIA. «Un tempo, qui, era tutta campagna» direbbe Fabio Fazio scorrendo le istantanee delle mille rotonde che si incontrano a Reggio. Meglio, erano tutti incroci. Poi - gli storici sono da anni al lavoro per stabilire in che momento esatto - una mattina il reggiano s’è svegliato e gli incroci non c’erano più. Al loro posto, rotonde. Di dimensioni e ambizioni diversissime tra esse.
Spazi di strada che andavano riempiti, possibilmente non con carcasse d’auto. Così, in pochi anni la fantasia ha preso il potere a colpi di monumenti accomunati con l’obiettivo - non proprio da applausi - di stupire il viandante su quattro o due ruote. E non solo: la nouvelle vogue ha poi contagiato anche altri spazi, aldi là delle rotonde. Ecco una carrellata di questi monumenti che, ancora oggi a distanza di anni, dividono e fanno discutere - immancabilmente anche sul web - i reggiani.
I DUE GERRA. Mazinga fu il pioniere. Con questo nome venne subito battezzata l’opera dello scultore Marco Gerra (Reggio Emilia, 1925-2000) piazzata in fondo a via Emilia Santo Stefano. E’ l’opera più contestata dal punto di vista estetico e non solo: si dice infatti che Marco Gerra lavorasse solo su disegni, dipinti e sculture di piccole dimensioni.
Mai, dicono i critici, avrebbe pensato ad opere di queste dimensioni e, sopratutto, mai con questi colori non scelti da lui ma dal Comune che peraltro per anni ha beneficiato delle elargizioni della vedova dello scultore, grazie alla generosità della quale sono state rese possibili molte opere pubbliche. Il braccio di Mazinga ha poi fatto proseliti a Pieve, su una rotonda dove un disco (volante?) richiama le linee del braccio di Mazinga.
LA PUNTA DI FORMAGGIO. L’altra rotonda davanti alla quale non si può rimanere indifferenti è quella che si incontra alle porte di Bibbiano, nel bel mezzo della “Culla del Parmigiano Reggiano”. Lì, in quel Comune dove c’è addirittura l’assessore con la delega al re dei formaggi, il monumento non poteva che essere una punta di Parmigiano Reggiano. L’opera in marmo è di Michelangelo Galliani. Per contro, l’autore del topone di cartapesta che vi compare accanto alla mattina del primo aprile non ha ancora un nome.
Tornando in città, poi davvero si incontra di tutto.
PESCE FUOR D'ACQUA. E’ la scultura di Giovanni Menada che si incontra a Porta Santa Croce, realizzata e donata alla città dai costruttori del complesso immobiliare adiacente.Molti si chiedono il nesso tra una scultura raffigurante un pesce ed una città che non è di mare. Sempre a Porta Santa Croce si incontra una scultura di Giovanni Montorsi. E' un po’ abbandonata a se stessa, imbrattata su un lato da graffiti è assolutamente anonima nel senso che nemmeno una targhetta indica titolo dell'opera ed autore.
EVOLUZIONE REGGIANI. E' la vecchia scultura dedicata alla Ferrari di Franco Reggiani posizionata nell'area di servizio tra Modena e Bologna sulla A1.Era in condizioni di estremo degrado, Aci e Panathlon Reggio Emilia, l’hanno restaurata e portata a Reggio.
SCARPA, MUCCA E COMPASSO. La prima compare davanti a una scuola di ballo, la seconda davanti a una latteria, il terzo davanti a una cartoleria. Trovate pubblicitarie. E se le trovate belle...