Gazzetta di Reggio

Reggio

«Non c’entriamo con pizzini e racket»

di Tiziano Soresina
«Non c’entriamo con pizzini e racket»

Luigi, fratello dell’imprenditore Antonio Silipo in cella da aprile, nega l’incontro con un taglieggiato: «Ero a Milano»

19 settembre 2014
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REGGIO EMILIA. Due negano, il terzo (Francesco Silipo) ha voluto solo dire davanti al gip Antonella Pini Bentivoglio che il 16 aprile scorso non era con lo zio (Luigi Silipo) quando – per la procura – avvenne il contatto per mettere sotto pressione l’imprenditore “cravattato” e sollecitargli il pagamento.

E’ quanto emerso dai tre interrogatori di garanzia che riguardano la famiglia Silipo: sono avvenuti in tribunale, in un clima tutto sommato teso.

I tre indagati, in aula, sono stati tutti assistiti dal legale Luca Mistrorigo (che è comunque anche affiancato dall’avvocato Giovanni Tarquini) e chi ha parlato di più è stata Floriana Silipo (figlia dell’imprenditore edile cutrese Antonio Silipo che per quest’inchiesta di usura è in carcere da aprile). Secondo il pm Maria Rita Pantani – che coordina le indagini della Finanza – la figlia riceveve ordini dal carcere dal padre attraverso dei “pizzini” e richiedeva i soldi a tassi usurari a chi era entrato nel loro mirino, inoltre aveva assistito ad una richiesta estorsiva fatta dal genitore ad una professionista. Su quest’ultimo punto Floriana ha detto che quel giorno era entrata in ufficio solo per fare delle fotocopie, aggiungendo che ha sempre seguito le attività del padre in ambito edilizio e di movimento terra seguendone le indicazioni, rimanendo di sasso quando in aprile scattò l’arresto. In soldoni, la figlia ha detto d’essere estranea a quanto le viene contestato, cioè concorso in usura. Poi in aula è entrato Luigi Silipo a cui viene contestato l’incontro del 16 aprile in odore di usura: «Io non c’ero, ero via con il camion, a Milano». Parole a cui il camionista – tramite i legali – intende dare concretezza depositando i documenti che provano come lui quel giorno non fosse a Reggio. Subito a ruota il nipote Francesco Silipo – che tecnicamente si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha voluto fare delle spontanee dichiarazioni – ha detto al gup che a quell’incontro con lui non c’era lo zio, ma un’altra persona che stavano valutando se assumerlo o meno come autista. Sul contenuto di quell’incontro non ha però voluto entrarci. Al termine degli interrogatori l’avvocato Mistrorigo ha chiesto la scarcerazione per Floriana Silipo e la revoca o una misura restrittiva diversa per i due indagati finiti in cella. «Siamo fiduciosi nel poter far emergere la verità – commentano i difensori Mistrorigo e Tarquini – inoltre il tempo passato dagli episodi a cui si fa riferimento nell’ordinanza, già di per sè esclude il rischio di reiterazione del presunto reato, quindi non andavano applicate misure restrittive». Il giudice deciderà la prossima settimana.