Il ministro Poletti incontra i disoccupati della Majorca
Scandiano: partecipato confronto in Rocca sulla crisi e il mondo del lavoro «Lo Stato deve aiutare le imprese che fanno lavorare, non chi sta a casa»
SCANDIANO. «Bisogna lanciare una battaglia per le opportunità, ridare dignità alle professioni e fare entrare le scuole nel mondo del lavoro. L'articolo 18? Non deve diventare una posizione ideologica da difendere».
Queste i “missili” lanciati dal ministro del Lavoro e per le Politiche sociali Giuliano Poletti ieri sera nella Rocca dei Boiardo, dove ha presenziato all’incontro “Prima il lavoro”. Temi caldi della serata: lavoro, rilancio dell’impresa e disoccupazione giovanile.
Ad aprire l’incontro, in una sala gremita, è stato il sindaco Alessio Mammi: «Noi Comuni vogliamo tornare a essere il motore della ripresa e della crescita economica, com’è stato anni fa, ma per farlo bisogna allentare le maglie del patto di stabilità interno».
A seguire è intervenuta l’onorevole Antonella Incerti, da mesi impegnata nella promozione del progetto “Garanzia giovani”, finanziato per oltre un miliardo di euro dall’Unione europea, ma ancora non utilizzato al meglio dalle Regioni, che gestiscono i fondi. «Si tratta di un miliardo e mezzo – ha spiegato l’ex sindaco di Albinea – rivolti a giovani tra i 18 e i 29 anni, ma in particolare fino a 24 anni, che, attraverso i centri per l’impiego, hanno accesso a programmi di apprendistato e formazione mettendo in rete scuola e mondo del lavoro. Qui a Scandiano ha raccolto quasi 400 giovani. Una soluzione attiva e non passiva al problema della disoccupazione, che ormai ci ha fatto “perdere” quasi due generazioni».
Il presidente della Casalgrande Padana, Franco Manfredini, ha parlato delle difficoltà legate alla concorrenza cinese e criticato la politica di deindustrializzazione attuata dall’Italia, additando come esempi virtuosi Germania e Stati Uniti.
Il ministro Poletti ha sintetizzato alcuni dei problemi, che, secondo il Governo, frenano la ripresa e la possibilità di riformare il mercato del lavoro italiano. «Tutto parte dal fatto che da decenni ci siamo trincerati dietro posizioni come difesa del lavoro e del reddito del lavoratore – ha affermato – ma così facendo abbiamo smesso di sostenere le imprese e i lavoratori si difendono solo se si produce ricchezza. Va cambiato il pensiero che lavoro e aziende siano in opposizione».
Il ministro ha poi attaccato quella che ha definito la «politica della difesa dei privilegi. Ci sono parti d’Italia in cui centinaia di persone sono in cassa straordinaria da sette, otto anni: è giusto uno Stato che dà dieci anni di copertura al padre e zero al figlio? Dietro al Decreto lavoro c’è il principio che lo Stato aiuta le imprese che fanno lavorare, non chi sta a casa».
Parlando delle iniziative del Governo per la semplificazione, Poletti ha poi parlato dell’Articolo 18, che «non deve diventare una posizione ideologica da difendere, ma un pezzo dell’opera di ricostruzione del sistema lavoro e della filosofia che ha guidato politica e cittadini in questi anni».
Incalzato dall’intervento dell’imprenditore informatico scandianese Vincenzo Nuti, che ha invocato un «forte bisogno di legalità, per un Paese in cui, di fatto, non c’è libera concorrenza, ma baronie da difendere», Poletti ha risposto affermando la necessità di «ricostruire la mentalità di tutto il Paese», chiudendo parlando di come «ci sia bisogno che la scuola entri nel mondo delle imprese, rilanciando mestieri e professioni e restituendo dignità al lavoro manuale, in cui l’Italia una volta era maestra».
Daniele Valisena