'Ndrangheta, il sindaco di Brescello replica: «Qui non esiste»

Mauro Grasselli
'Ndrangheta, il sindaco di Brescello replica: «Qui non esiste»

Coffrini si difende dopo essere finito nella video inchiesta di Cortocircuito: «Grande Aracri è una persona normale. E’ inconcepibile l’attacco del presidente del Tribunale. Se pensa quelle cose, ci commissari»
Il sindaco con gli occhi bendati - di Paolo Cagnan

20 settembre 2014
5 MINUTI DI LETTURA





BRESCELLO. Qui di seguito l'intervista al sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, finito in mezzo alle polemiche dopo l'intervista che ha rilasciato ai ragazzi di Cortocircuito. Nella video inchiesta pubblicata dal collettivo, Coffrini afferma che il problema della criminalità organizzata non esiste a Brescello, spendendo parole benevole per Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva all'interno del processo per mafia denominato "Edilpiovra".

[[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:cronaca:1.9967318:Video:https://video.gelocal.it/gazzettadireggio/locale/la-ndrangheta-di-casa-nostra-radici-in-terra-emiliana-prima-parte/34285/34356]]

Ha letto quel che è emerso al dibattito di Casalgrande, dove è stata presentata la video-inchiesta sulla 'Ndrangheta? Dopo averlo visto, il presidente del Tribunale di Reggio ha detto, strappando una risata del pubblico: «Brescello per me non esiste». Che ne pensa? E che ne pensa il paese di Brescello?

«Meglio non dire niente – risponde il sindaco Marcello Coffrini, che nonostante le parole d'esordio è un fiume in piena –. Avevo intuito che poteva andare a finire così».

Finire così che cosa?

«L'intervista che mi è stata fatta in quel video. Fatta da persone non preparate dal punto di vista giudico (Coffrini è avvocato, ndr). E nel montare il video, hanno stralciato delle parti: le hanno tagliate e alla fine mi hanno fatto dire cose diverse, che si commentano da sole. Per questo ho poca voglia di replicare. Non mi interessa. Piuttosto, mi chiedo: se hanno questa idea di noi, perché non ci commissariano? Brescello non è un paese mafiso. Pochi episodi non fanno un paese mafioso. L’ho detto a quel ragazzetto che è venuto a fare le domande». [[atex:gelocal:gazzetta-di-reggio:reggio:cronaca:1.9965947:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2014/09/20/news/mafie-l-inchiesta-di-cortocircuito-squassa-montecchio-e-brescello-1.9965947]]

Che cos’è Brescello?

«Un paese con 40mila turisti l’anno, con 150 volontari attivi, con aziende che lavorano. Ci rimaniamo molto male, io e i miei amici della giunta. Li inviterei a venire a vedere. Hanno parlato a sproposito».

Ripartiamo dalla video-intervista. Che cosa non va?

«Mi hanno chiesto mille cose. Hanno tagliato e pubblicato solo quel che volevano. Sono molto amareggiato».

All’imprenditore edile Francesco Grande Aracri la Direzione antimafia di Bologna ha sequestrato beni per tre milioni di euro.

«Se mi si chiede di quella persona, dico che non è un violento, non è uno scalmanato. Gira in bici, saluta tutti. Non posso dire il contrario di quello che è».

Una persona che però è nel mirino dell’Antimafia.

«Io non sono quello che deve sapere se ha altri affari. Posso dire che qui a Brescello controlliamo tutto. Non c’è un call-center, non un kebab, non un night club, non una sala giochi: non le faccio aprire, io. Questi sono i nostri vanti. Ma queste cose non me le chiedono e non le dicono. Noi facciamo le verifiche sulle persone che arrivano, tramite i carabinieri. Ne abbiamo respinte tante. E i controlli non li fa solo questa giunta; li hanno fatti anche le giunte precedenti».

Insomma, Brescello non è un paese mafioso.

«Lo rifiuto categoricamente. E’ un’offesa. La mafia è una cosa terribile. Devo difendere i cittadini da questa offesa. Uno o più episodi non possono classificare un paese».

Certo che quel sequestro di tre milioni...

«Non posso dire niente. So che c’è questa cosa, ma io come Comune non so nulla. Ho fatto solo un’ordinanza di sgombero di un cavalcavia, ma non vedo il nesso con il nostro territorio. Non può un episodio etichettare come mafiosi i cittadini di Brescello. E’ anche una cosa poco logica».

Di quale sgombero parla?

«Si è trattato di far spostare da sotto un cavalcavia vicino alla casa di Grande Aracri delle attrezzature edili: alcuni ponteggi e due baracche da cantiere, su istanza del Tribunale».

Che ne pensa del commento di Francesco Caruso, presidente del Tribunale?

«Vorrei sapere se l’ha detta davvero, quella frase. Perché Brescello non esiste? Perché Coffrini è un coglione? Perché ha sentito una videointervista che voleva solo accusare? La comunità brescellese merita una spiegazione. Brescello esiste e non è il paese dipinto dal video. E’ una realtà diversa. Non è un paese mafioso. Se una cosa del genere l’avesse detto, che so, un barista... Ma è inconcepibile che a dirle sia il dottor Caruso. Vorrei capire perché. E mi spiace perché il presidente del Tribunale lo conosco e lo stimo. Lo inviterò a passare un pomeriggio qui. Da noi la comunità calabrese si è integrata perfettamente; i bambini parlano il dialetto reggiano, anzi brescellese. Siamo 5.400 anime: ci sarà qualche delinquente; non vogliamo né negare, né difendere. Ma stamattina, nella riunione di giunta, erano un po’ basiti. Non mi aspettavo un attacco del genere. Leggo dell’episodio di Montecchio: quello è un episodio concreto, anche se credo che il Comune si sia comportato bene. Stamattina al bar ho raccolto la solidarietà dei cittadini nei confronti miei e della nostra posizione. Idem sui social network».

E’ solo un polverone fuori luogo, quello di cui si parla?

«Grande Aracri è un argomento rilevante, ma va separato dal discorso del Comune. Sulla Gazzetta di Reggio in edicola oggi (ieri per chi legge, ndr), già nel titolo si parla anche di voto di scambio: una cosa molto grave e offensiva. Io poi ho vinto con oltre il 70%: se l’immagina la necessità del voto di scambio? E poi, uno o più Grande Aracri ce l’hanno tutti i Comuni. E’ inaccettabile che per uno ci infamino. Ci commissarino, se la pensano così».

Gira e rigira, si torna ad un nome: Grande Aracri.

«Il fatto di per sé è grave, ma una rondine non fa primavera. Brescello non è un paese mafioso perché c’è Grande Aracri. Non c’entra nulla con la nostra amministrazione. Vive qui da 30 anni. Non so quel che ha fatto, non mi compete. Per come lo conosco, è una persona normale: gira in bici, non in Ferrari. Saluta, non spara in aria, non ha comportamenti mafiosi. Una persona normale: non dico buona o cattiva. Non sono suo amico, non vado a cena da lui, non influenza l’amministrazione comunale».

Di queste cose ne ha parlato con il suo partito, il Pd?

«No, solo in giunta stamattina. Sicuramente ne parleremo domani al 70° dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Per me è un attacco di una gratuità totale. Abbiamo il controllo capillare del territorio, compresa l’imprenditoria. Non abbiamo attività che ci sono ovunque e i mafiosi siamo noi? La mia economia è l’Immergas. I contatti li ho con il ragionier Amadei e con i tanti imprenditori seri della zona. Noi siamo questo».

Suo padre è stato sindaco di questo Comune per tanti anni. In qualche occasione avrete partato di Grande Aracri e dintorni; magari nel momento in cui lei è stato eletto.

«Mio padre mi ha trasmesso il valori che applico: controllo costante del territorio, controllo di chi vive e produce ricchezza nel territorio. Se ci fossero anomalie, le comunicherei subito a chi di competenza. Non sfugge nulla».

Qui non ci sono anomalie?

«Zero estorsioni, zero pizzo. Credo sia questo che la Commissione antiomafia chiede ai Comuni. Il nostro impegno non lo sbandieriamo, ma c’è».