Gazzetta di Reggio

Reggio

Reggio Emilia, rubata la Madonnina di via Cassoli

Tiziano Soresina
Reggio Emilia, rubata la Madonnina di via Cassoli

E’ il secondo “attacco” all’edicola votiva: un anno fa era stata incendiata. Don Dossetti: «E’ assurdo, spero venga restituita»

2 MINUTI DI LETTURA





REGGIO EMILIA. Ancora uno gesto sacrilego contro l’edicola votiva (conosciuta anche come maestà) che si trova in via Cassoli: un anno fa l’hanno incendiata, ora hanno rubato la Madonnina contenuta all’interno della nicchia (raffigurante una grotta) che si trova sulla sommità della pregevole struttura in muratura.

Un secondo insensato “assalto” a quell’angolo a forma di tabernacolo dedicato al culto mariano – fatto costruire, per devozione, parecchio tempo fa da una famiglia reggiana – che ha ferito non poco chi vive in zona.
Anche perché sono davvero tanti i fedeli della parrocchia di san Pellegrino (ma anche di sant’Agostino visto che l’edicola sacra si trova all’angolo fra due strade al confine delle due parrocchie) che in maggio (cioè nel mese dedicato alla Madonna) recitano il rosario. Una maestà amata e curata dai devoti: spesso portano fiori freschi, raccomandandosi alla Madonnina che ora però è stata sottratta.

«E’ assurdo prendere di mira nuovamente la maestà di via Cassoli – dice sconsolato don Giuseppe Dossetti, parroco di san Pellegrino – prima l’incendio, ora il furto della Madonnina. Non credo che dietro a questi atti vi sia dell’odio religioso, penso piuttosto all’ennesimo gesto insensato. Chi l’ha rubata si deve rendere conto che quella statuetta non ha certo un valore venale e nemmeno può essere piazzata. Spero che venga restituita al più presto».

Fra i devoti, invece, questi attacchi alla “loro” Madonnina vengono letti come piccoli ma concreti segnali d’intolleranza per tutto quello che è occidentale e cristiano.

«La Madonnina ha accompagnato l’arco della mia vita – spiega, indignata, Giuliana Storti che risiede in zona – una presenza benevola e consolante. Si vedeva davanti, ogni tanto, qualche persona, per una preghiera o un aiuto. In qualche modo era il segno di una devozione passata che continuava tuttora. Eppure a qualcuno ha dato fastidio quell’umile statuetta. Qualcuno, il giorno prima dell’11 settembre, ha pensato bene di prenderla. Un balordo? Vorrei poterlo credere, ma nessun balordo, in due generazioni, aveva mai toccato la Madonnina. Ha dato fastidio il simbolo di un credo. C’è chi si chiede se siamo in guerra: in articoli di giornale o programmi televisivi. Noi non siamo in guerra, non facciamo guerra a nessuno. Ma forse altri, senza che ce ne accorgiamo – conclude – o ce ne vogliamo accorgere, l’hanno dichiarata a noi. Altri che un buonismo ostinato e quasi ridicolo si affanna a voler integrare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA