Gazzetta di Reggio

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Interrogazione parlamentare su Iaquinta

di Rossella Canadè
Interrogazione parlamentare su Iaquinta

Il senatore Gaetti, vicepresidente della Commissione antimafia, chiede chiarezza sulla scalata al Mantova Football club

23 settembre 2014
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REGGIOLO. Studia carte da giorni, salva gli articoli usciti sui quotidiani in questi mesi. Scheda e traccia collegamenti con vicende non abbastanza lontane.

Ieri la decisione. Il senatore mantovano del Movimento 5 Stelle, Luigi Gaetti, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, nelle prossime ore presenterà un’interrogazione parlamentare sulle vicende societarie del Mantova football club. Il tema generale è l’allarme sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel mondo dello sport, ma Gaetti, che da Roma tiene l’occhio aperto su Mantova, non vuole glissare: «Mi sono documentato, ho letto con attenzione quello che è accaduto e gli sviluppi di questi ultimi giorni, e non posso non chiedere attenzione», dice. «Serve chiarezza», precisa, senza gettare la croce su nessuno.

Domande che aspettano risposte. Una su tutte: se di Giuseppe Iaquinta, imprenditore di origini calabresi trapiantato a Reggiolo, non si è fidato lo Stato – che ha negato alla sua impresa di costruzioni l’iscrizione alla white list per il dopo terremoto – perché dovrebbero fidarsi dei privati consegnando a lui e a Piervittorio Belfanti, reduce dall’assoluzione per frode fiscale, la squadra di calcio della città? Se quella di Iaquinta, padre del campione del mondo Vincenzo, da molti dato per candidato a mister, si appresta a diventare una figura di riferimento per il mondo sportivo mantovano, «è doveroso avere un quadro chiaro» afferma Gaetti, reduce da un’audizione alla Dda di Bologna venerdì scorso che lo ha fatto rientrare a Mantova con le antenne dritte.

Il no della prefettura di Reggio Emilia alla white list per la ricostruzione è datato al settembre dell’anno scorso, sulla base di risultanze informative di polizia, carabinieri e guardia di finanza. Secondo l’ex prefetto Antonella De Miro, la documentazione avuta «attesta l’accertata sussistenza di eventuali tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa stessa».

Avrà influito in parte la famosa cena del 21 marzo 2012 nel paesino reggiano di Cadè, alla quale presero parte tra gli altri politici, imprenditori, professionisti e persone ritenute dalle forze dell’ordine vicine alla criminalità organizzata. Proprio a seguito di quella cena, lo stesso Iaquinta era stato raggiunto da un provvedimento del prefetto, insieme a Pasquale Brescia, Antonio Muto e Alfonso Paolini, che gli vietava di detenere armi, munizioni e materiale esplodente.

Poi, da una nota giunta dalle forze dell’ordine calabresi era emerso che l’auto intestata alla sua ditta sarebbe stata notata a Cutro ai funerali dei fratelli Giuseppe e Alfredo Grisi, imprenditori edili residenti nel veronese e assassinati il 19 gennaio 2011 a colpi di pistola da un uomo considerato legato all’agguerrita cosca dei Vrenna.

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