Gazzetta di Reggio

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Condannato ma solo per lo spaccio

di Elisa Pederzoli
Condannato ma solo per lo spaccio

Il giudice assolve il 35enne per la morte di Francesca Piras e Roberto Siligardi, uccisi da quella dose di cocaina

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REGGIO EMILIA. Condannato a sei anni e al pagamento di 27mila euro per la cessione della droga. Ma assolto dal reato di morte come conseguenza di altro reato per le fine delle giovani vite della 23enne di Montecchio Francesca Piras e del 28enne cuoco di Gavassa Roberto Siligardi, uccisi da una dose micidiale di cocaina la notte del 30 aprile del 2012.

Finisce così – almeno in questo primo grado di giudizio – la vicenda processuale di Ernest Esosa Usunobun, il 35enne nigeriano venditore ambulante di fazzoletti, difeso nel processo dall’avvocato Franco Beretti. E arriva a una prima fine anche la tragica vicenda della primavera di due anni fa, che già aveva portato alla condanna a 8 anni del nigeriano Michael Osoba Egbadon e a 8 mesi per Oreste Giordano.

Fu proprio quest’ultimo nigeriano – che materialmente vendette la cocaina mortale che uccise i due giovani e mandò all’ospedale un 40enne di Correggio – a raccontare ai carabinieri, durante l’inchiesta del sostituto procuratore Stefania Pigozzi, di averla a sua volta acquistata da Usunobun.

Una versione che, però, il venditore ambulante ha sempre respinto. Al punto che al contrario del connazionale ha rifiutato il processo in abbreviato, per un rito ordinario in cui tentare di difendersi.

Il pubblico ministero ha chiesto una condanna pesante: 6 anni e 27mila euro di multa per la cessione di sostanza stupefacente; 4 anni per la morte come conseguenza di altro reato. Il difensore, nella sua arringa, ha ripetuto come non ci fossero prove di quella cessione mortale, se non nelle parole di Michael Osoba Egbadon: il quale, per altro, venne scarcerato durante le indagini e, al tempo della condanna, aveva già fatto perdere le sue tracce.

Ma contro Usunobun c’è un sms che Osoba Egbadon gli mandò proprio quella maledetta notte. Il testo: «Dì al tuo amico che la spazzatura è promessa».

Per il giudice Dario De Luca basta per condannarlo per la cessione della droga. Ma non per il reato conseguente: la morte di due giovani stroncati da quella dose di stupefacente assunto quella notte di primavera.

Roberto Silingardi venne trovato senza vita nella sua stanza, dalla madre. Si era sentito male nel corso della notte, dopo la serata trascorsa con gli amici. Francesca Piras morì a casa dell’amico Oreste Giordano che la ospitò quella notte: il giovane è già stato condannato a 8 mesi per la cessione della droga alla giovane. Fu lui a trovarla senza vita nella sua abitazione di Prato di Correggio. Praticamente, nelle stesse ore in cui a Gavassa scoprivano e piangevano la morte del giovane cuoco.

Poco lontano, a Correggio, un uomo di 40 anni era finito in ospedale. Intossicato dalla stessa sostanza stupefacente. Ma fu più fortunato degli altri due, perché è sopravvissuto.

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