Il sindaco di Bibbiano, Carletti: «I Sarcone, persone non gradite»
Le reazioni dei sindaci al blitz della Dia. Bigi (Vezzano): «Fatti gravi: vado in prefettura». La Cgil batte i pugni: «La nostra comunità ha sottovalutato le infiltrazioni»
Tutto sul "caso Brescello"
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REGGIO EMILIA. I criminali sono persone non gradite. A dirlo fuori dai denti è Andrea Carletti, sindaco di Bibbano, comune nel quale vive la famiglia Sarcone. «Dopo il sequestro di beni alla famiglia Sarcone - scrive Carletti in un post sulla pagina ufficiale facebook del suo comune - rinnoviamo il nostro pieno e convinto sostegno al lavoro dei soggetti inquirenti e delle forze dell’ordine, a cui va la nostra gratitudine. Ribadiamo inoltre che Bibbiano e i bibbianesi continueranno a portare avanti con determinazione e a schiena dritta i valori della legalità, senza se e senza ma. Continueremo a combattere con tutte le nostre forze per liberare il territorio dalla presenza non gradita di personaggi legati alla criminalità organizzata».
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La situazione sta destando un forte allarme. «Ho già chiesto un incontro in prefettura per venerdì» avverte Mauro Bigi, sindaco di Vezzano, dove sono stati messi i sigilli a un immobile in via Prospero Martelli, di proprietà della famiglia Sarcone.
L’operazione, riguarda 40 tra case, ville, aziende, e le relative pertinenze (principalmente autorimesse). Proprietà che puntellano quattro comuni (Reggio Emilia, Bibbiano, Montecchio e Vezzano), sintomo di come gli affari della famiglia siano prosperati su larga scala, ben al di là del luogo di residenza. Nel sequestro compaiono anche terreni a Cutro e Perugia. «Non mi stupisco dell’operazione perché sappiamo che la presenza delle mafie nei nostri territori è forte - dice Bigi - Dove c'è stata espansione immobiliare loro ci sono. Con la crisi alcuni imprenditori disonesti sono passati da costruttori ad acquirenti di immobili ceduti da gente onesta in cerca di soldi».
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Otto immobili residenziali sono stati sequestrati anche a Montecchio, dove è divampata nei mesi scorsi un’accesa polemica in consiglio comunale per l’assegnazione di un appalto a una ditta sparita poi nel nulla e senza che fosse giunta la certificazione antimafia. «Lotta senza indugio e senza quartiere di tutte le istituzioni, unite, nello sconfiggere il pericolo di infiltrazioni mafiose in Emilia - tuona il sindaco della Val d’Enza Paolo Colli - Continuare ad applicare le leggi e i protocolli esistenti. Qui non passano».
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A suonare la carica è anche la Cgil di Reggio Emilia, per voce del suo segretario Guido Mora e di Matteo Alberini: «Da oggi nessuno può far finta che il fenomeno sia limitato o ritenere che sia stato enfatizzato, nessuno può negare che la nostra comunità sino ad ora lo abbia sottovalutato, in alcuni casi volutamente rimosso od addirittura tollerato. Non deve più succedere che le istituzioni locali non percepiscano la gravità di fatti che accadono quotidianamente sotto i loro occhi, né che si aggiudichino appalti al massimo ribasso o si firmino protocolli di legalità poi dimenticati in un cassetto».(e.l.t.)