Gasometro, poche auto e tante siringhe
Qui non c’è street-art, nessuna forma di creatività. Qui c’è degrado. E sporcizia. Non solo per le scritte che imbrattano i muri. Ovunque
REGGIO EMILIA. Qui non c’è street-art, nessuna forma di creatività. Qui c’è degrado. E sporcizia. Non solo per le scritte che imbrattano i muri. Ovunque. Ma soprattutto per la presenza di siringhe, escrementi, preservativi, lattine, bottiglie e cartacce, disseminati per le scale, in un labirinto di cemento allagato da pozzanghere di urina e infiltrazioni. Ex Gasometro di via Pansa, uno dei parcheggi pubblici a due passi dal centro. Tre livelli, di cui uno interrato.
Ore 13.30 circa. Di auto, se ne vedono ben poche, per lo più al piano terra. Per il resto, il parcheggio sembra terra di nessuno. Ed è sufficiente entrare in uno qualunque dei livelli per mettere piede in una zona franca, abbandonata a se stessa. Nel gabbiotto, dove dovrebbe esserci il personale addetto al parcheggio, non c’è nessuno, nonostante l’orario di punta. Solo due ruote di bicicletta poggiate contro il muro.
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Ma il luogo non è del tutto deserto. E avventurandosi fra le scale sporche di ogni genere di rifiuto, gettando un occhio fra i sottoscala bui, si scopre che in realtà il parcheggio è un dormitorio di fortuna. Una porta, al piano interrato, avverte i visitatori: “Vietato entrare senza bussare”. Una casa, a suo modo. Con un asse da stiro in quello che avrebbe l’intenzione di essere un ingresso. E poi una valigia e due letti nel sottoscala, con tappetini a fungere da sedia e poltrona. Chi frequenta questo spazio, tuttavia, non è il solo a vivere qui.
Al primo piano, alcune vecchie conoscenze: una coppia di ragazzi, nascosti agli occhi di tutti, sebbene tutti ormai sappiano che sono lì da anni. Vivono nella loro auto, lontano dalle proprie case. Hanno una sedia, una padella, pochi oggetti. Lei è incita. Ed entrambi hanno bisogno di aiuto. Se le cose non cambieranno, potrebbero veder nascere il loro figlio in un posto privo di ogni forma di igiene
. «Paura? – racconta il ragazzo – il problema, qui, non è la notte. I vigilanti passano ogni quaranta minuti. La paura c’è di giorno, quando non c’è nessuno». Ha ragione. Sono i tappeti di siringhe a dimostrarlo. Di giorno c’è solo silenzio, rotto dall’eco di ogni passo, in un luogo in cui è evidente che nessuno entri mai volentieri. Perché dal degrado scaturisce anche insicurezza, alimentata dalla completa assenza di estintori, estirpati dalle loro postazioni per evitare che venissero usati per atti vandalici. Come i furti nelle auto, da sempre una monotona costante. Al piano interrato, inoltre, il livello del soffitto è talmente basso che sembra impossibile anche l’accesso a mezzi di soccorso. Risalendo dall’inferno, arrivando all’ultimo piano scoperto, la situazione non cambia. Siringhe anche qui. E sporcizia. Questa volta alla luce del sole.