Gazzetta di Reggio

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REGGIO EMILIA

Otto anni, ma nessuna scuola la accetta

Luciano Salsi
Otto anni, ma nessuna scuola la accetta

Il caso: la madre, nigeriana, è in affidamento ai servizi sociali lavora ma non ha il permesso di soggiorno e la bimba non risulta residente

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REGGIO EMILIA. Il 15 settembre, primo giorno di lezione, nessuna aula scolastica della città ha aperto le porte ad una bambina nigeriana di otto anni domiciliata a Reggio. La sua esclusione dura tuttora, benchè l'istruzione dei minori sia un diritto e un dovere indiscutibile fino all'età di 16 anni. I servizi sociali, a cui la madre è affidata, denunciano il caso come una grave inadempienza del sistema educativo.

L'avvocato Carmen Pisanello se ne fa portavoce: «E' inammissibile - spiega - che una bambina non venga accolta in nessuna delle cinque scuole a cui la madre avrebbe desiderato iscriverla in terza elementare. Non esistono motivi che possano legittimare tale comportamento delle autorità scolastiche, a cui ho inviato una formale diffida».

In effetti è dal lontano 1877 che, con la legge Coppino, le famiglie italiane sono obbligate a mandare i figli a scuola fino alla terza elementare. La legge ora vigente (la 296 del 2006) estende l'obbligo fino all'età di 16 anni. Le difficoltà sorgono se le domande d'iscrizione arrivano tardi, quando le classi sono già formate al completo con gli alunni che le frequentavano nel precedente anno scolastico. Nel caso in questione, poi, s'aggiunge qualche difficoltà in più.

La madre, infatti, si trova in affidamento ai servizi sociali in alternativa a una pena da scontare. Il comune le ha negato la residenza perché è priva del permesso di soggiorno, ma abita a Reggio dove lavora in una ditta e abita in un alloggio con un regolare contratto d'affitto stipulato con l'autorizzazione della magistratura. Vista la situazione sotto il profilo giudiziario, i servizi sociali avevano affidato la bambina ad una famiglia italiana di Sant'Ilario d'Enza, dove la piccola ha regolarmente frequentato le classi prima e seconda della scuola primaria. Quest'anno, però, la sua condizione familiare è cambiata.

«La madre - spiega l'avvocato - ha sofferto in maniera per la separazione dalla figlia e ha insistito per poterla riavere con sè. Il suo comportamento meritorio ha convinto i servizi sociali che la bambina poteva essere riaffidata alla madre. Il via libera è arrivato in agosto. Soltanto allora, quindi, si è potuta presentare la domanda di trasferimento dell'alunna a Reggio. La madre, che non ha un'automobile, ha chiesto che venisse iscritta ad una delle scuole più vicine, cioè a quelle degli istituti comprensivi Manzoni (Bergonzi, Ada Negri e Pascoli) e Lepido (Dante Alighieri e Premuda). Entrambi gli istituti hanno respinto la domanda, presentata in ritardo, con la motivazione che la bambina non risiede in città. La bambina sarebbe stata accettata a Sant'Ilario, ma non è più affidata alla famiglia di quel comune. Ma la madre, e la bambina che colpe hanno?».