Gazzetta di Reggio

Reggio

Scarpino e Rivetti: «Noi siamo parte lesa»

I due consiglieri democratici si dicono soddisfatti. Il segretario cittadino Vicini: «Ora capire lo scopo»

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REGGIO EMILIA. «Pienamente soddisfatti». Così i consiglieri comunali Pd, Teresa Rivetti e Salvatore Scarpino, sul risultato dell’inchiesta riguardo ai brogli elettorali del seggio 7, in occasione delle elezioni amministrative, che vedono indagato il presidente del seggio Pietro Drammis. Proprio ai due esponenti del Pd sono andate le preferenze aggiunte a mano, poi contestate. «I risultati delle indagini svolte dalla Digos vedono come unico responsabile il presidente del seggio numero 7 di viale Montegrappa – commentano i due consiglieri Rivetti e Scarpino, rimarcando la loro totale estraneità ai fatti oggetto d'indagine e ricordando che nei loro confronti non era mai stato contestato direttamente alcun addebito – I sottoscritti, dichiarandosi parte lesa in questa vicenda, e precisando che il risultato elettorale non è stato alterato dalle schede contestate, in quanto mai assegnate, ribadiscono l'impegno assunto nei confronti dei cittadini in linea con i propri principi di trasparenza e legalità ed in coerenza con le linee politiche del Pd». I due consiglieri, pertanto, «rinnovano il massimo apprezzamento e la piena fiducia nei confronti della magistratura».

Ma sulla svolta nelle indagini è intervenuto ieri anche il segretario cittadino Pd, Mauro Vicini, che ha ribadito un concetto espresso già all’indomani della denuncia: «Il Pd in questa vicenda è parte lesa».

Quanto all’indagine a carico di Drammis, «la giustizia farà il suo percorso – commenta a caldo, appena appresa la notzia - Adesso quello che è importante è capire perchè lo abbia fatto, per quali motivi e per quale scopo. Ritengo che il fatto non sia in alcun modo collegato al Pd e alle dinamiche della nostra lista».

Nel mirino dei sospetti, erano finiti gli stessi consiglieri Rivetti e Scarpino. Ma Vicini non ci sta: «Ho avuto da parte loro la certezza che non c’entra no nulla. Non avevano neanche bisogno di quelle preferenze e non mi sono affatto pentito di aver spinto per la candidatura di Sacrpino: fa parte di un percorso che spero che cominci ad essere capito». Secondo il segretario cittadino, «la lotta alla mafia va fatta dallo Stato, ma i cittadini devono riuscire ad isolare i mafiosi. Quella candidatura ha proprio lo scopo di mobilitare la comunità calabrese per isolare le mafie ed evitare criminalizzazioni della parte sana della comunità calabrese». (e.spa.)