Gazzetta di Reggio

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Si inaugura la tangenziale simbolo della lotta antimafia

di Giuseppe Galli
Si inaugura la tangenziale simbolo della lotta antimafia

La variante era stata bloccata dall’interdittiva antimafia del prefetto La presidente della Provincia: «Un segnale forte e concreto alla ’ndrangheta»

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NOVELLARA. Non sarà un taglio del nastro come tanti altri. Quella della variante di Novellara, in programma stamani alle 11, è un’inaugurazione del tutto particolare per Sonia Masini, dal 2004 – e ancora per un paio di settimane – presidente della Provincia di Reggio Emilia.

«Intanto perché è una delle ultime opere che consegnamo ai reggiani, a conclusione di due mandati amministrativi che hanno visto la Provincia investire, in modo diretto o in collaborazione con altri, 420 milioni di euro per costruire 136 chilometri di varianti stradali, rendendo più rapidi e sicuri gli spostamenti e liberando dal traffico una cinquantina di centri abitati – spiega – Ma anche perché la storia di quest’opera ha rappresentato un risultato importante e concreto nella lotta alle infiltrazioni mafiose nel Reggiano».

La vicenda è nota, ma non è storia passata, a maggior ragione dopo le vicende che hanno riguardato Brescello e il sindaco Marcello Coffrini e i sequestri operati dalla Dia nei confronti dei fratelli Sarcone.

Lo stop alla Bacchi. Il progetto della tangenziale è stato realizzato attraverso un accordo tra Provincia e Comune Novellara, che prevedeva la suddivisione dei lavori in tre lotti: uno gestito dalla Provincia, già concluso, altri due in capo al Comune che si è avvalso di Iniziative ambientali, la Srl costituita da Sabar e Unieco per gestire la discarica di via Levata e la realizzazione della variante come compensazione ambientale. Nell’aprile del 2011 i lavori di uno di questi due lotti – appaltati alla Bacchi Spa da Iniziative ambientali – vengono stoppati su sollecitazione della Provincia in seguito a un’interdittiva antimafia emessa nei confronti dell’azienda di Boretto da parte del prefetto Antonella De Miro, dopo una verifica sugli atti relativi ai lavori e un sopralluogo in cantiere promossi dalla Dia di Firenze. «A quei tempi erano pochissimi i prefetti che emettevano interdittive antimafia – ricorda la presidente Masini – Antonella De Miro è stata una delle prime ad adottare questi provvedimenti, che possono essere presi sulla base anche di informative o segnalazioni da parte della Dia».

Dal blitz alla “strana” cena. Furono proprio la segnalazione da parte della Dia di ditte coinvolte in vicende di ’ndrangheta nei subappalti e della presenza nel cantiere della Bacchi a Novellara di Giuliano Floro Vito – per la Dia “soggetto di notevole interesse investigativo e di elevato spessore criminale” – a far scattare la revoca della certificazione antimafia. E il fratello di Giuliano Floro Vito, insieme ai Sarcone, parteciperà qualche mese dopo alla famosa cena nel ristorante reggiano del crotonese Pasquale Brescia insieme a diversi personaggi con precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso, ma anche ad alcuni esponenti politici: l’allora consigliere provinciale del Pdl Giuseppe Pagliani (oggi consigliere comunale di Forza Italia a Reggio) e l’allora consigliere comunale del Pdl Rocco Gualtieri.

«Argomento dell’incontro era la grave crisi dell’edilizia, delle imprese meridionali operanti nel Reggiano, il rapporto con il sistema creditizio e le gravi esternazioni che la presidente della Provincia Sonia Masini, mia concorrente, aveva rilasciato ai giornalisti nei giorni precedenti”, ebbe a dire Pagliani.

Mesi difficili. «Questo fa ben capire come, dalla vicenda Bacchi in poi, siano stati mesi duri e non sia stato affatto semplice tenere la barra dritta nell’azione di contrasto alla mafia – ricorda la Masini – Le “gravi esternazioni” a cui accenna Pagliani, altro non erano che l’appello che rivolsi allora, e che ripeterei anche oggi, a tutti i reggiani, comunità cutrese compresa, perché parlassero, collaborassero con le forze dell’ordine, denunciando ogni tentativo di intimidazione: furono dichiarazioni che rilasciai ai giornali in un momento in cui si susseguivano roghi e attentati nei cantieri, ma anche in cui si affrontavano le conseguenze della revoca della certificazione antimafia alla Bacchi e dello stop ai lavori della tangenziale».

La revoca degli appalti. In seguito all’interdittiva antimafia della prefettura, nella primavera del 2011 la Provincia avviò subito due distinte procedure per propri cantieri che, a diverso titolo, coinvolgevano la Bacchi Spa, ai tempi dell’appalto in possesso della certificazione antimafia: alcune opere di rifinitura della variante di Fabbrico e la manutenzione delle strade provinciali del Reparto Nord, vinto da altra azienda, in associazione temporanea d’impresa con tre ditte, tra cui la Bacchi. «Anche se l’interdittiva era sul cantiere di Novellara, revocammo subito gli appalti in corso con la Bacchi, la quale aveva impugnato l’atto del prefetto dinnanzi al Tar, ottenendone l’annullamento, ma poi subendo un nuovo provvedimento prefettizio, poi confermato dal Tar e, in via definitiva, dal Consiglio di Stato – continua la Masini – Per la tangenziale di Novellara, fu il Collegio di vigilanza, da me presieduto, che chiese la revoca. Non fu facile ottenere la sospensione, per diversi motivi: primo fra tutti, perché una strada tanto attesa dai cittadini avrebbe rischiato ritardi, e poi, secondo alcuni, un’interdittiva antimafia non poteva valere quanto una sentenza della magistratura…».

Pugno di ferro contro la mafia. L’accordo di programma per la variante di Novellara prevedeva che anche gli appalti non gestiti direttamente dalla Provincia, fossero sottoposti a un Collegio di vigilanza presieduta dalla stessa Provincia: oltre alla presidente Masini, ne facevano parte i sindaci di Novellara e di Campagnola, Raul Davoli e Paola Baraldi. «Ci incontrammo diverse volte e furono riunioni non semplici per le svariate pressioni che avvertivamo: dalle numerose iniziative legali intentate dalla Bacchi, contro il prefetto ma anche contro la Provincia, alla famosa cena con Pagliani, agli inviti che più o meno velatamente ci arrivavano per non stoppare i lavori – ricorda la Masini – Alla fine, come Collegio di vigilanza pretendemmo e ottenemmo che l’appalto venisse revocato e riassegnato dalla Provincia, che era poi la proprietaria della strada. Per questo l’inaugurazione di oggi mi rende orgogliosa: perché la complessa e intricata vicenda di questo appalto, si è comunque conclusa non solo consegnando ai cittadini un’opera importante e da tempo attesa, ma anche lanciando un segnale forte e chiaro alla ’ndrangheta: perché per contrastare la mafia contano i gesti, più delle parole, conta sottrarre appalti e quindi ricchezza».

Un grazie all’ex prefetto. «Anche se la cronaca di questi giorni ci fa capire come la guardia debba rimanere altissima – conclude la Masini – credo che senza un prefetto esperto, coraggioso e determinato come Antonella De Miro, oggi saremmo sicuramente più esposti alle infiltrazioni mafiose: ma sento di poter dire che anche senza la Provincia di Reggio Emilia, il prefetto De Miro non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto…».