Gazzetta di Reggio

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Brogli, la Procura: «L’inchiesta non è ancora chiusa»

Brogli, la Procura: «L’inchiesta non è ancora chiusa»

È quanto afferma il procuratore capo, Giorgio Grandinetti In consiglio è bagarre Pd-M5S sulle nomine degli scrutatori

30 settembre 2014
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REGGIO EMILIA. «L’inchiesta non è ancora chiusa». Non si possono escludere nuove svolte nell’inchiesta per i presunti brogli elettorali delle scorse amministrative, per i quali attualmente è indagato il solo Pietro Drammis, presidente del discusso seggio numero 7 di via Premuda. È quanto lascia intuire il capo della Procura di Reggio, Giorgio Grandinetti, facendo il punto su un’indagine che ha ancora molti interrogativi sui quali gli inquirenti sono intenzionati a far luce. Lo stesso Drammis non è stato ancora ascoltato dalla Procura. E dalla sua versione dei fatti non si esclude possano aprirsi nuovi scenari. Intanto, in consiglio comunale, proprio sul caso brogli è scoppiata ieri una bagarre tra M5S e Pd. Motivo del contendere, due odg presentati d’urgenza dal consigliere grillino, Ivan Cantamessi, in vista delle Regionali del 23 novembre: nel primo, si chiedeva il ricorso al sorteggio dall’albo per la nomina degli scrutatori; nel secondo, si proponeva che nella nomina fossero privilegiati i disoccupati. Due richieste bocciate, accendendo così in aula i toni del dibattito. «Abbiamo presentato due proposte per cercare di ridurre il rischio di brogli, interrompere i rapporti familiari ai seggi e aiutare le famiglie con problemi economici – fanno sapere dal M5S – Purtroppo il Pd ha deciso di bocciarle adducendo come motivazione che il sorteggio degli scrutatori non garantisce qualità dei soggetti selezionati. Questo nonostante i recenti brogli al seggio 7, in cui nessuno scrutatore si è accorto della manomissione di 31 schede». Ma dal Pd non ci stanno e contrattaccano, giudicando i due metodi proposti «non coerenti»: «Riteniamo che il criterio indiscriminato del sorteggio non sia garanzia sufficiente per il corretto svolgimento delle operazioni di voto», afferma il capogruppo Pd Andrea Capelli, annunciando la riunione della commissione elettorale: «La commissione deve darsi il giusto tempo per un approfondimento dei termini di legge entro cui proporre nuovi criteri di nomina affinchè questi episodi non si verifichino più». (e.spa.)