Il futuro della Majorca è appeso a un filo
Il 6 ottobre è il giorno decisivo: l’azienda dovrà presentare la proposta di concordato al tribunale, lavoratori in bilico
SCANDIANO. Un futuro a rischio, e sette giorni di attesa per conoscerlo. È un periodo di pensieri e di timori per i quasi 70 dipendenti della ceramica scandianese Majorca, senza lavoro da maggio, e freschi di due mesi di mobilitazione permanente fra giugno e luglio. Ieri mattina una delegazione ha incontrato il sindaco Alessio Mammi e i capigruppo consigliari per ricevere una donazione e per fare il punto sulla situazione, in attesa di una data cruciale, il 6 ottobre prossimo.
Quel giorno scadrà il termine ultimo concesso dal tribunale reggiano per la presentazione del concordato liquidatorio da parte della proprietà della Majorca. Da lì in poi, sarà possibile capire con maggior chiarezza cosa avverrà. Il concordato dovrà prima di tutto avere l’avallo del magistrato competente, e poi essere accettato dai creditori – aziende e fornitori – della Majorca.
Questo piano prevede una serie di azioni, vendite e altro, per saldare una parte dei debiti, secondo una percentuale definita. Se la proposta non passasse, per l’opposizione del tribunale o dei creditori (se le percentuali di debito proposte saranno ritenute inadeguate), si passerebbe direttamente al fallimento della ceramica.
Comunque vada, le conseguenze più immediate saranno per i lavoratori. Se il concordato preventivo liquidatorio passerà, i dipendenti e i sindacati potranno chiedere il prolungamento di un anno della cassa integrazione straordinaria in cui già si trovano. Se invece si arrivasse al fallimento, l’opzione del prolungamento della cassa integrazione salterà, almeno per ora. E avrebbero diritto al pagamento degli arretrati nel giro di sei mesi.
Una volta partita la fase fallimentare, spetterà poi al curatore nominato dal tribunale decidere il da farsi. «Solitamente, il curatore per prima cosa licenzia i dipendenti, anche se la curatrice giudiziaria del concordato, Anna Spaggia, ci ha garantito il suo massimo impegno per tutelare il lavoro, se fosse lei la curatrice», raccontano i delegati sindacali.
In caso di licenziamento, i dipendenti accederebbero direttamente alla mobilità, l’ultimo ammortizzatore sociale disponibile. E nel caso, si spera sia alla svelta: «Comunque vada, ci auguriamo che si decida in fretta. Se il licenziamento ci sarà entro l’anno, i lavoratori avranno diritto alle vecchie tempistiche per la mobilità, che dal 2015 verranno ridotte». Ad ora, però, non regna l’ottimismo sull’accettazione del concordato, anche secondo le voci raccolte in questo periodo fra ex colleghi e funzionari. Il fallimento, di per sé, non preclude nulla, perché un eventuale nuovo acquirente potrebbe assorbire la Majorca anche nella fase fallimentare.
Ed anzi è questa l’opzione più probabile: un’azienda interessata avrebbe convenienza a subentrare successivamente in caso di fallimento, piuttosto che di accettazione del concordato con i vincoli che porterebbe con sé. Il problema sarebbe appunto per i lavoratori, che perderebbero il diritto alla cassa integrazione. Lo stesso destino, d’altronde, potrebbero subirlo anche se il tribunale desse il via libera alla proposta e poi uno dei creditori decidesse di non accettarla. Le prime risposte concrete, dopo la data svolta del 6 ottobre, arriveranno nelle due settimane successive.
Adriano Arati