Inquina un canale, azienda sequestrata
Discarica a cielo aperto nei pressi della bonifica, riversati nel terreno circa 9mila litri di nafta e oli esausti
BAGNOLO (Reggio Emilia). «Se abbiamo evitato il disastro ambientale è solo perché abbiamo sempre tenuto d’occhio l’area, e inoltre perché abbiamo agito immediatamente dopo la segnalazione che ci è stata fatta».
È con queste parole che Paola Casali, sindaco di Bagnolo, racconta quanto accaduto nel suo paese – e precisamente lungo la ex provinciale che conduce a Novellara – la settimana scorsa, quando nafta, oli esausti, gasolio e idrocarburi sono zampillati fuori dalla terra, a pochi passi dal canale di irrigazione.
Da dove provenivano quei liquidi?
«Lungo la provinciale per Novellara, nel lembo di terra tra la strada e il canale di irrigazione, si trova un’area privata – sottolinea Mara Bertoldi, assessore all’Ambiente, Servizi scolastici e Attività produttive – che, da quattro anni a questa parte, è stata trasformata in una vera e propria discarica a cielo aperto. Grazie alla segnalazione del Consorzio di Bonifica ci siamo accorti che una delle taniche presenti aveva una perdita e aveva scaricato 9mila litri di nafta, oli esausti e gasolio sottoterra, creando una sorta di risacca. Quando il canale di irrigazione è stato svuotato, per il mancare della pressione quei liquidi altamente inquinanti sono fuoriusciti».
Inquinando il canale di irrigazione e, quindi, i campi irrigati?
«Per fortuna no – risponde Cristina Scaravonati, responsabile del Settore tecnico, Edilizia e Urbanistica di Bagnolo – Siamo intervenuti tempestivamente e abbiamo bonificato tutto. Non è stato affatto semplice, però. Innanzi tutto abbiamo rimosso la tanica che perdeva, poi abbiamo scavato in profondità per cercare il punto di infiltrazione. In seguito abbiamo addirittura sezionato l’argine per essere sicuri di aver rimosso tutta la parte che era entrata in contatto con quei liquidi. Il tutto grazie alla collaborazione di Arpa, il Consorzio di Bonifica, le Guardie Forestali e le Guardie Ecologiche».
Ma perché, essendo l’area privata, non sono intervenuti i proprietari?
«Li abbiamo contattati – spiega il sindaco – ma loro si sono rifiutati. E la cosa, detto sinceramente, non ci ha sorpreso affatto. Quell’area era ad uso agricolo ma, da quattro anni a questa parte, è stata via via trasformata in deposito a cielo aperto: ci sono camion abbandonati, container, taniche, pneumatici, ferraglie e materiale accatastati ovunque». «Senza considerare che il terreno è stato ricoperto da compattato per poterci arrivare tranquillamente con le auto – sottolinea Cristina Scaravonati – perdendo la sua utilità agricola».
E il Comune, durante questi anni, non ha fatto niente?
«Abbiamo fatto tutto quello che potevamo sia con atti amministrativi che con atti penali – risponde Paola Casali – dopo denunce e ordinanze, nei mesi scorsi siamo arrivati all’acquisizione formale dell’area ma, senza il permesso del giudice, non siamo mai potuti entrare. Ieri, invece, siamo finalmente arrivati al sequestro dell’area».
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Cosa farete adesso?
«Innanzi tutto entreremo nella proprietà e cercheremo di capire che cosa vi è depositato – afferma Mara Bertoldi – perché, dal di fuori, non siamo in grado di sapere che cosa si trova all’interno dei container, per esempio. Poi ripuliremo completamente la zona e ripristineremo l’uso agricolo».
Dopo tutto questo, cosa capiterà ai proprietari?
«La procura ha avviato un’indagine nei loro confronti – risponde il sindaco Paola Casali – e il sequestro servirà per cercare ulteriori aggravanti. Dal nostro canto, a parte puntare il dito contro questo comportamento assolutamente delinquenziale che avrebbe potuto avere conseguenze tremende per tutti, cercheremo di rivalerci sui proprietari per quanto riguarda le spese sostenute».
Di che cifra parliamo?
«Solo per l’intervento di bonifica della scorsa settimana il Comune ha tirato fuori 100mila euro. Per la pulizia e il ripristino dell’area, poi, dovremo spendere altri soldi. Sono cifre importanti, che possono mettere in ginocchio un paese».
Dove avete trovato le prime risorse?
«Abbiamo preso i soldi che avevamo destinato alla riqualificazione dei cimiteri delle tre frazioni di Bagnolo, a cui i cittadini tenevano tanto. È stata una scelta difficile ma, come immagino tutti condivideranno, al primo posto va messa la salvaguardia della salute pubblica. Questo episodio però – conclude il sindaco – deve servire come campanello d’allarme: tutti dobbiamo tenere gli occhi aperti e segnalare sempre le situazioni non chiare».
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